La sicurezza nella coltivazione indoor - DolceVita

2022-11-07 16:14:36 By : Ms. Lily Lee

Dato l’enorme successo avuto in Italia con la cosiddetta “Canapa light” la crescente espansione del mercato della cannabis medica in USA e la relativa domanda di prodotti a base di cannabinoidi (cannabidiolo in particolare), l’industria della cannabis è ormai diventata una consolidata realtà economica in diversi paesi del mondo. 

Realtà che negli anni ha visto moltiplicarsi in modo esponenziale una moltitudine di impianti specializzati nella coltivazione indoor, quali grow room e greenhouse.

L’allestimento e la gestione di una grow room professionale, destinata alla coltivazione commerciale della cannabis, comporta l’utilizzo e il monitoraggio di una grande quantità di attrezzature, strumenti, impianti e materiali che se non accuratamente cablati e maneggiati potrebbero arrecare danni fisici sia ai lavoratori che all’edificio stesso e a quelli confinanti.

In Italia non abbiamo ancora una legislazione strettamente dedicata alla sicurezza per gli impianti indoor relativi alla produzione della cannabis e dei suoi derivati, ma nello specifico è possibile, se non strettamente necessario, far fede e attenersi a quella normativa vigente che garantisce la sicurezza sugli ambienti di lavoro (si veda la normativa dedicata alle “Serre e Avanserre in Agricoltura”). 

Quando si parla di sicurezza sugli ambienti di lavoro la normativa italiana è affidata al d.lgs. del 9 aprile 2008, n.81 , più comunemente denominato “Testo Unico sulla Sicurezza e sulla Salute dei Lavoratori” e coordinato con le disposizioni integrative e correttive indicate dal successivo d.lgs. n.106 del 3 agosto 2009; e i successivi ulteriori decreti integrativi e correttivi. 

La coltivazione della cannabis in Italia è suddivisa in due distinte fasce: quella legale, correlata alla produzione di piante con percentuale di THC inferiore allo 0.6% (limite stabilito dalla legge del 2 dicembre 2016 n. 242), e quella considerata “illegale” costituita altresì da due tipologie di coltivatori. Da una parte i grower che coltivano modiche quantità per uso personale, e dall’altra invece quelli che producono consistenti quantità di prodotto. Questi ultimi sono soliti allestire impianti anonimi e obsoleti che possono essere considerati abbastanza pericolosi a causa di una combinazione di atteggiamenti superficiali e poco professionali.

Nodo centrale di questi pericoli è in primis l’allaccio e lo sfruttamento illegale dell’elettricità pubblica, con cablaggi barbini e grossolani e apparecchiature spesso utilizzate da operatori inesperti.

Questa oscitanza può causare incendi, crolli di edifici e danni alla salute per esalazioni di particolari sostanze e altri materiali combustibili. Questi casi sono ancor più allarmanti e preoccupanti se si tiene conto che gran parte delle coltivazioni indoor sono di sovente allestite in edifici destinati principalmente alla civile abitazione, mettendo non solo in pericolo se stessi ma anche i condomini e i residenti delle zone adiacenti.

L’obiettivo primario di questo articolo è riassumere i rischi per la salute e la sicurezza degli operatori negli ambienti di lavoro e fornire suggerimenti e raccomandazioni per rendere lo spazio di coltivazione un ambiente più sicuro e confortevole. 

Allestire e gestire in sicurezza una grow room comprende non solo l’abilità del saper coltivare la cannabis ma richiede una approfondita conoscenza di una moltitudine di materie, materiali e procedure specifiche.

Grower professionisti e lavoratori dipendenti possono essere esposti a una vasta gamma di rischi associati alla coltivazione, alla raccolta, all’estrazione, alla lavorazione e alla trasformazione della cannabis. 

Al fine di contenere i rischi è consigliato, già in fase di sviluppo e di progetto, allestire vivai e grow room in specifici locali commerciali o in luoghi periferici, preferibilmente lontani da insediamenti urbani e da quartieri residenziali.

Tutti i datori di lavoro che appartengono al settore della cannabis dovrebbero adottare per i loro dipendenti misure di protezione da tutti i rischi per la salute e la sicurezza associati alla tipologia di lavoro svolto all’interno delle stanze di coltivazione.

Oltre agli incendi e i cablaggi elettrici mal eseguiti e sottodimensionati ci sono altri numerosi aspetti che interessano la sicurezza. Di seguito alcuni fra i problemi più comuni e alcune linee guida su come affrontarli. 

Una delle linee guida fondamentali per la sicurezza è la formazione degli operatori. 

A tale processo non viene ancora dato il giusto peso e spesso tende ad apparire oneroso per gli imprenditori; ma al contrario attraverso il miglioramento del riconoscimento dei pericoli si tende a innalzare il livello della sicurezza, che diventa la chiave di volta del successo aziendale, rivelandosi invece, un vero e proprio investimento a lungo termine. 

Oltre alla formazione specifica dei dipendenti all’interno delle grow room deve essere presente un piano di comunicazione degli eventuali pericoli, che permetta agli operatori un accesso diretto alle informazioni sulle zone di lavoro e sui materiali pericolosi sotto forma di schede e cartelli facilmente consultabili e ben leggibili. 

Ciò include anche il mantenimento di un attento inventario di tutti i materiali pericolosi utilizzati nell’impianto, facendo sì che siano singolarmente etichettati in modo chiaro e corretto. 

L’interno delle grow room è costituito da un insieme di ambienti nei quali si avvicendano, in step ben precisi, diverse operazioni lavorative dove ciascuna di esse può comportare una serie di rischi.

Rischio da incendio Il primo passo per rendere la nostra grow room un ambiente di lavoro sicuro è quello di mantenere ordine e pulizia in tutti i locali.  

Un vecchio detto a cui ho sempre dato importanza diceva: « conserva l’ordine e l’ordine ti conserverà» . Tuttavia anche in uno spazio pulito e ordinato potrebbero ugualmente nascondersi insidie alla sicurezza. 

Il rischio elettrico e di incendio, ad esempio, dovrebbero essere sempre tenuti in grande considerazione. 

Elevate temperature nelle stanze di vegetativa e riproduzione, la presenza di acqua vicino a prese e cavi, impianti di illuminazione, impianti climatici, cablaggi elettrici vari, ecc. possono causare incendi con estrema facilità.

Seguendo alcune semplici e basilari regole di sicurezza tali incidenti si possono ridurre quasi a zero, sempre a esclusione del fato. Una delle operazioni preliminari è infatti quella di rendere ignifuga l’intera struttura. 

Oggi esistono in commercio moltissime membrane e rivestimenti impermeabilizzanti con un’elevata resistenza al fuoco, che insieme ad avanzati sistemi “no fire” potrebbero contribuire a una prima difesa dal fuoco. Resine a base di poliurea, ad esempio, formano una barriera carboniosa quando queste entrano in contatto con il fuoco impedendo così il propagarsi delle fiamme. 

Buona prassi è quella di assicurarsi che le lampade siano sempre a una distanza limite di sicurezza dal baldacchino delle piante. Anche per questo esistono oggi sistemi robotizzati che dirigono e movimentano gli impianti di illuminazione in maniera del tutto sicura, mantenendo le distanze pre-impostate da remoto e facilmente controllabili e verificabili con applicazioni dedicate installate nel proprio smartphone.

Non sovraccaricare mai le fonti di alimentazione con troppi cavi o cavi di diametri sottodimensionati, ma dimensionare e cablare tutti gli impianti elettrici attraverso l’ausilio e la consulenza di tecnici professionisti; ivi compresa la garanzia che tutti gli elementi che costituiscono l’impianto siano conformi alla normativa vigente e siano altresì muniti delle specifiche certificazioni di sicurezza previste dalla legge. 

Le componenti elettriche devono essere tenute lontane dal pavimento e soprattutto dalle fonti di acqua e da eventuali materiali infiammabili. 

Sistemi e monitor antincendio controllabili da remoto sono fondamentali per prevenire la propagazione di un incendio, facendo entrare in funzione all’occorrenza tutte le misure preventive di contrasto. 

La presenza di estintori collocati nelle zone di maggior rischio è un accorgimento d’obbligo e indispensabile. 

Rischio chimico Fanno parte dei rischi chimici tutte quelle sostanze quali pesticidi, fertilizzanti e i dispositivi di rilascio di CO2, utilizzati in gran parte delle fasi lavorative ; oltre a questi vi è la costante presenza e utilizzo di agenti chimici disinfettanti, prodotti detergenti e sostanze chimiche corrosive utilizzate per mantenere pulito e disinfettato l’impianto.

Per massimizzare la crescita delle piante viene utilizzata l’anidride carbonica, altrimenti denominata “CO2”. Ciò è in parte dovuto al fatto che la CO2 insieme all’acqua e alla luce sono elementi necessari della fotosintesi, processo primario per alimentare le attività metaboliche delle piante. Sebbene vitale per le piante la CO2 può essere abbastanza pericolosa per gli individui. 

Una stanza di coltivazione indoor intrappola alti livelli di anidride carbonica che può causare effetti negativi come vertigini, perdita di coscienza e in taluni casi, sia direttamente che indirettamente può portare persino alla morte. 

La progettazione e l’allestimento di un sistema completo di gestione climatica con l’installazione di un CO2 Meter e un Safety Monitor è in grado di garantire un flusso d’aria adeguato per regolare i livelli di anidride carbonica, regolare di conseguenza le temperature e trovare quel corretto equilibrio che ne garantisce una dispersione uniforme senza prevaricare la crescita delle piante.

Rischio biologico I rischi biologici più comuni identificati includono: contatto diretto con polveri organiche, pollini, allergeni, pesticidi, composti organici volatili e esposizioni a muffe, derivate dal lavoro diretto con le piante.  

Poiché la coltivazione di cannabis richiede livelli abbastanza elevati di umidità se non adeguatamente monitorata potrebbe contribuire a creare un habitat ideale alla proliferazione di funghi e muffe che possono formarsi e moltiplicarsi con facilità, soprattutto in impianti di coltivazione allestiti su suolo organico e simili. 

Una delle specie predominati di muffa, caratteristica degli impianti indoor, è la Penicillium Spp. L’esposizione a questa muffa è abbastanza comune durante gli atti di rimozione e manovra delle piante, ma l’esposizione diretta a questi elementi può causare congestione nasale, tosse, irritazione alla gola, agli occhi, al viso e alla pelle.

Nelle operazioni associate alla rimozione delle piante è consigliata una protezione specifica per le vie respiratorie e per gli occhi. 

Rischio fisico Le operazioni di coltivazione della cannabis includono diversi compiti come la semina, la miscelazione di sostanze chimiche e delle sostanze nutritive, la pulizia, la raccolta e la potatura, esponendo gli operai ad una serie di rischi fisici.

I più comuni sono: danni agli occhi per eccessiva esposizione alle lampade degli impianti di coltivazione, rischi di cadute sulle superfici di lavoro, distorsioni e fratture da operazioni di raccolta, lavorazione e facchinaggio, lesioni procurate con attrezzi taglienti, quali forbici, lame di varia natura, scosse elettriche e danni da rumore causati dall’utilizzo di macchine e utensili.

Le luci da coltivazione possono essere dannose per gli occhi se non vengono adottate le adeguate misure di sicurezza, spronando i dipendenti a indossare occhiali di protezione che trattengono i raggi UV (UVA, UVB e UVC). Gli occhiali da grow room fungono da scudo dalle lunghezze d’onda dannose emesse dall’impianto luci. Oltre a proteggere gli occhi questi occhiali riducono l’abbagliamento e consentono una maggiore visione dell’area di coltivazione. A differenza degli occhiali da sole le lenti di questi occhiali sono realizzate specificamente per i tipi di luci utilizzate nelle grow room. 

In commercio esistono lenti specifiche per i diversi sistemi di illuminazione adottati siano esse lampade a LED, che HPS e CMH. 

Secondo alcuni studi la luce UV può causare una varietà di effetti nocivi, alcuni di questi sono effetti a breve termine ma altri possono avere conseguenze ben più gravi e a lungo termine.

L’esposizione per brevi intervalli di tempo può causare scottature agli occhi note come fotocheratite. I sintomi includono arrossamento, dolore, lacrimazione e una sensazione di granuli negli occhi.

L’esposizione a lungo termine può aumentare il rischio di sviluppare danni ben più gravi, come la degradazione della retina e rischi di cataratta. 

Raccomandazioni generali Come già descritto sopra oltre alla formazione dei dipendenti l’utilizzo dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) non deve mai essere sottovalutata.  

Tutti gli operatori che per via della loro mansione entrano facilmente in contatto con materiali pericolosi devono ricevere obbligatoriamente gli adeguati strumenti per svolgere il proprio lavoro in totale sicurezza.

Protezione delle vie respiratorie In primo luogo gli operatori dovrebbero assicurarsi che la ventilazione e i rilevatori di gas, siano costantemente monitorati e che vengano eseguite le necessarie e periodiche revisioni e manutenzioni, onde evitare la sovraesposizione a gas come la CO2.  

Le protezioni alle vie respiratorie devono essere utilizzate durante tutte le fasi di coltivazione per contribuire a ridurre l’esposizione alle muffe, polveri, pesticidi, detergenti, solventi o altre sostanze chimiche utilizzate.

Protezione della pelle La protezione cutanea deve essere consentita durante le operazioni di coltivazione, taglio e raccolta per ridurre il rischio di esposizione della pelle a pesticidi e fertilizzanti.

Per fronteggiare queste esposizioni sono raccomandati i seguenti DPI: tute protettive, camici da laboratorio, grembiuli, maniche, calzature e guanti.

Protezione viso e occhi Gli occhi devono essere protetti sia dagli impianti di illuminazione che dal contatto con pesticidi e sostanze chimiche. Alcune operazioni possono anche portare a eventuali schegge o detriti volanti a seconda delle fasi di coltivazione.  

I datori di lavoro dovrebbero garantire come già detto la dotazione di occhiali anti UV, o occhiali combinati con visiera.

Durante il trattamento delle piante con eventuali pesticidi o lavori con sostanze pericolose e corrosive, si dovrebbe considerare la necessità dell’utilizzo di un respiratore facciale completo e di tute protettive.

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