I Rolling Stones infiammano San Siro: "Alla faccia di chi ci vuole male" - Adnkronos.com

2022-11-07 16:16:51 By : Ms. Ivy Ning

In 57mila per unica data italiana del Sixty tour, Jagger: "Che bello tornare a Milano"

Neanche il Covid è riuscito a fermarlo. Anzi. Mick Jagger sale sul palco di San Siro e non ce ne è per nessuno: "Ciao Milano come va? Che bello tornare qui" dice in italiano il frontman dei Rolling Stones , prima di attaccare 'Street Fighting Man'. E' vero che sono passati sessant'anni dallo storico esordio sul palco del Marquee Club di Londra e della band originale non sono rimasti che Mick Jagger e Keith Richards. Ma per questi splendidi ultrasettantenni il tempo sembra essersi fermato. Instancabili e mattatori come non mai, Jagger, Richards e Ronnie Wood, insieme a Darryl Jones al basso e alla new entry Steve Jordan alla batteria, infiammano il Meazza con il loro 'Sixty Tour' che celebra i 60 anni del gruppo. L'energia è la stessa della prima volta. Non è solo rock and roll e ci tengono a ricordarlo.

L'inizio del live è dedicato a Charlie Watts, storico batterista scomparso l'anno scorso, con i maxischermi che mostrano video e foto della loro fortunata storia insieme. "Questo è il nostro primo tour senza Charlie e ci manca tantissimo" dice Jagger, che parte a bomba, con indosso un bomber tigrato rosa e nero, pronto a officiare il rito che per una notte trasforma lo stadio di San Siro nel tempio sacro del rock and roll. Accolta da un boato di applausi, la band veste i panni che le calzano meglio: quelli di indiscusse leggende della musica. Prego, signore e signori, prendete posto.

Alla band inglese basta poco per infiammare lo stadio e in oltre due ore di concerto, i pionieri del rock restituiscono al popolo di San Siro la stessa energia di 16 anni fa, l'ultima volta in cui hanno fatto tappa a Milano.Niente ferma Jagger, che corre per tutto il tempo sul palco, non si risparmia nelle sue iconiche mosse, canta con un cappuccio rosso in testa e il pubblico impazzisce: lo chiama, urla, balla e salta, canta tutto lo stadio. Keith indossa un berretto giallo e una camicia ciclamino, Ronnie Wood non è da meno con t-shirt 'Rolling Stones' e giacca petrolio. Eccoli i pezzi che hanno fatto la storia del rock: '19th Nervous Breakdown', 'Tumbling Dice', 'Dead Flowers' e 'Wild Horses'. Per 'Out of time' tutto lo stadio esplode di gioia. "Avete cantato benissimo, Milano - commenta Jagger - che bello essere qui, anche se è più caldo dell'inferno". 

Vanno dritti al cuore del pubblico con 'You can't always get what you want', che emoziona, con Jagger che incita i fan: "Milano, siete famosi per il canto, adesso tocca a voi". Per 'Miss you' Sir Mick si lascia andare a uno dei suoi balletti sexy. C'è 'Living in a ghost town', scritta nel periodo cupo del lockdown poi il frontman presenta la band, "direttamente dalle sfilate di moda, Ronnie Wood, re delle passerelle" e poi Keith Richards, prima di rivolgersi al pubblico ed esclamare in italiano: "Alla faccia di chi ci vuole male". San Siro esplode.

Ecco 'Honky Tonk Women', e gli immortali 'Jumpin' Jack flash', 'Start me up', 'Paint it black', con lo schermo che si tinge di bianco e nero.Ballano e urlano tutti: ragazzini e fan con i capelli bianchi, chi non era ancora nato e chi conserva ancora il primo vinile delle 'pietre rotolanti'. Figli, genitori, zii e nonni: 'Sympathy for the Devil' mette d'accordo tutti, si canta a squarciagola tra fuoco e fiamme. "You sound fantastic Milan - confessa Jagger - 55 anni fa abbiamo fatto il nostro primo concerto in Italia, grazie di essere ancora qui con noi".

I bis? Neanche a dirlo sono per 'Gimme Shelter', con l'iconica 'linguaccia' che si tinge dei colori dell'Ucraina, Keith Richards vestito di azzurro e giallo e le immagini dei palazzi bombardati sullo sfondo, e (I can't get no) Satisfaction'. I 57mila presenti vibrano, sudano e si emozionano di fronte a questi monumenti viventi della storia della musica che nonostante le mille difficoltà, i lutti, le dipendenze, i colpi di testa e l'età che avanza non hanno mai mollato dimostrando che in fondo, non si è mai troppo vecchi per fare del buon rock and roll. (di Federica Mochi)