Benedetta plastica - Scienza in cucina - Blog - Le Scienze

2022-11-07 16:09:29 By : Ms. carlen shu

Ma chi l’ha detto che #zeroplastic e #plasticfree abbiano sempre senso?

Solo perché noi pensiamo che in un determinano prodotto quel pezzo di plastica sia inutile non vuol mica dire che lo sia veramente. Magari si, magari no. Potrebbe anche voler dire che non ne sappiamo abbastanza e quindi dovremmo quantomeno avere l’umiltà di fermarci un secondo, almeno uno, e pensare “io non capisco perché c’è questo pezzo di plastica ma magari, magari, qualcun altro ci ha pensato più a lungo di quello che ho fatto io e ha deciso che era meglio mettercelo”. D’accordo, è più di un secondo ma avete capito.

Siamo nel pieno del movimento #plasticfree e non ne capisco il motivo. O meglio, lo so: la plastica è associata all’inquinamento: tartarughe e delfini soffocati dai sacchetti, isole enormi di bottiglie che galleggiano nell’oceano e così via. Ma il problema non è forse chi l’abbandona invece di riciclarla? Dice “ma non è biodegradabile!”. A parte che questo non sarebbe comunque un problema se non venisse abbandonata (per dire, neppure il vetro è biodegradabile, o gli ossidi metallici che vi spalmate addosso nelle creme solari). E che biodegradabile non è comunque sinonimo di “non inquinante”: ci sono pure bioplastiche biodegradabili.

Dice “ma deriva dal petrolio, una fonte non rinnovabile!”. Anche qui: a parte che ci sono plastiche che non derivano dal petrolio (derivano da biomasse e sono chiamate anche loro bioplastiche creando un po’ di confusione), ma anche i metalli che usiamo, dall'alluminio al ferro, sono da fonti non rinnovabili, e quindi? Si sono creati nel nucleo delle stelle qualche miliardo di anni fa e nonostante gli alchimisti ci abbiano provato a lungo a trasformare il piombo in oro, ora sappiamo che non si può creare l’alluminio a partire dal silicio della sabbia dei deserti. “Ah ma le lattine di alluminio le riciclo!”. Bravo, e ci mancherebbe! Ma non puoi farlo anche con la plastica? E se è del tipo non riciclabile comunque fai correttamente la raccolta differenziata?

“Si vabbè, ma non vedi quei broccoli avvolti uno ad uno nella plastica? Non sono uno spreco? A che serve? I broccoli si sono sempre venduti nella cassetta. Dai, è ovvio che sia uno spreco di risorse.”

Mi conoscete: non ho mai sopportato i discorsi ipersemplificati. No, mi correggo: li odio proprio. La realtà è complessa e di persone o associazioni che si comportano come i fisici nella famosa (tra i nerd) barzelletta del cavallo sferico non ne abbiamo bisogno nella vita reale. La complessità la si spiega, la si racconta, la si dipana, non la si nasconde sotto il tappeto perché “tanto non capirebbero”.

So benissimo – perché di comunicazione qualcosa ne capisco – che i messaggi delle campagne sono volutamente supersemplici e dogmatici. Sì a questo No a quello. #Stop a questo, #Free a quello. Nessuno aderisce e dà il 5 per mille a

Se si vuole l’adesione in massa, se si vogliono le decine di migliaia di foto su Instagram o di messaggi su Twitter con il tag della campagna, non si può chiedere di dover pensare di volta in volta cosa è bene e cosa è male. Cosa è giusto e cosa è sbagliato. “Troppo sbatti”, come dicono i giovani, “dammi un hashtag facile che non ho tempo di pensare, che devo andare al concerto sulla spiaggia”.

Se non mi piacciono le semplificazioni drastiche, adoro invece le provocazioni come strumento di creazione di una sorta di dissonanza cognitiva. Come lo è l’immagine che vedete sopra che ho creato alterando il meme originale dove il “cattivo” è il broccolo con l’odiata e “inutile” plastica. Ma è davvero inutile? È uno spreco di risorse? E *quali* risorse esattamente?

A che serve la pellicola che ricopre i broccoli? “Beh, facile dai, è solo una questione di igiene!”. Sicuramente l’igiene migliora con la pellicola, ma perché non lo fanno anche con le patate o le melanzane? E già che parliamo di plastica, tu che sei #noplastic li usi i guanti di plastica usa e getta? No perché ti ho visto scaccolarti prima di tastare, senza guanti, quelle pesche che poi hai lasciato nella cesta!

Dicevo che no, non è per una questione di igiene. I broccoli sono tra i vegetali che hanno una velocità di respirazione elevatissima. Ricordate che sono dei fiori immaturi, e una volta tagliati dalla pianta non hanno più l’apporto di acqua e sostanze nutritive, e cominciano a consumare quello che hanno dentro. Certo, dalla raccolta sino a quando sono stati messi sugli scaffali sono stati raffreddati per evitare che appassissero, ma ora sono lì nella cesta, a temperatura ambiente. Si sgonfiano, perdono di turgore, rammolliscono, si ingialliscono nel giro di pochi giorni e poi vengono buttati perché nessuno li vuole più comprare.

Tu li compreresti? “Beh, no, però insomma è uno spreco”. Certo, ma tu perché non li compri? “Beh, in realtà nel fine settimana pensavo proprio di fare una pasta con broccoli, aglio olio e peperoncino, ma a questo punto li compro tra tre giorni, e belli verdi. Questi stanno ingiallendo! Ma dico io, l’agricoltore non poteva aspettare a raccoglierli? Cioè, scusa, io stasera ho il concerto in spiaggia, non cucino, e se li compro ora poi tra tre giorni nel frigorifero sono da buttare.”

A qualcuno magari sembrerà strano ma c’è chi per mestiere studia il modo di conservare al meglio il cibo, compresi i broccoli. E se si va su Google Scholar e si scrive “allintitle: broccoli shelf life”, si trovano più di 80 articoli che hanno nel titolo quelle parole chiave. E alcuni di questi spiegano perché usare una pellicola di plastica su ogni singolo broccolo sia una buona idea. Dai test che hanno fatto, un broccolo dopo 5 giorni dalla raccolta tenuto a temperatura ambiente ha una riduzione della qualità talmente elevata che un panel di assaggiatori addestrato lo considera sotto il livello si accettabilità. Invece conservandolo in un film fatto apposta si è conservato fino a 20 giorni con quasi nessuna degradazione della qualità, e sugli scaffali rimane verde, turgido e buono da cucinare ancora per molti giorni.

Quella che per alcuni sembra solo “plasticaccia” è un materiale altamente tecnologico. Fatto apposta per regolare la quantità di ossigeno e di anidride carbonica all'interno. Perché se il problema dei broccoli – così come di vari altri vegetali – è quello di avere un metabolismo veloce, allora lo si può rallentare riducendo la concentrazione di ossigeno all'interno della confezione e aumentando quella di anidride carbonica.

Vedi? Qualcuno pensa ai problemi, li definisce bene, cerca delle soluzioni, e magari le trova anche. E la ricerca è molto attiva nel produrre sempre nuovi materiali: alcune di queste plastiche hanno delle microperforazioni per permettere il passaggio regolato di gas, altre contengono delle sostanze che assorbono, per esempio, l’etilene, che è un gas rilasciato dagli stessi vegetali per accelerare la maturazione e il decadimento. Riducendo l’etilene i vegetali durano di più.

“Si vabbè, ma alla fine è solo un broccolo, possiamo buttarlo nell'umido e non è un grosso spreco, no?”.

Col cavolo, ciccio! Quando butti quel broccolo perché insisti stupidamente nel non volere la plastica protettiva stai anche buttando tutta l’acqua di irrigazione che è servita per crescerlo. Stai buttando i fertilizzanti usati per concimarlo. L’energia necessaria per sintetizzare gli agrofarmaci per far sì che arrivi sano al supermercato. Stai buttando il carburante usato dalle macchine per lavorare il terreno, seminarlo, raccoglierlo, lavarlo, confezionarlo e trasportarlo fino al punto vendita. Stai buttando anche la plastica, eggià, servita per non far crescere le erbacce a fianco. Devo continuare? Quindi no, col cavolo che butti via “solo un broccolo”. (Anche se sempre di Brassica oleracea si tratta)

Quella poca plastica protettiva serve a evitare uno spreco potenzialmente maggiore, che non è solo uno spreco alimentare.

Morale della favola: sì, qualcuno ci aveva pensato, solo che tu non lo sapevi, e non ti sei fatto venire il minimo dubbio. Eri già pronto con il cellulare a fare la foto instagrammabile del broccolo con un bel #plasticfree e poi via di corsa al concerto sulla spiaggia. Demonizzare la plastica solo perché è plastica è stupido. Quindi ragiona la prossima volta prima di aderire senza pensarci a una campagna di questo tipo. Questi slogan sono subdoli perché ci fanno sentire buoni, e tutti vogliamo giustamente lasciare ai nostri figli un ambiente migliore di quello che abbiamo ricevuto. Ma la voglia di sentirci “dalla parte giusta” può farci abbassare le difese del pensiero critico e farci aderire acriticamente più per sentirci delle persone migliori che non per, effettivamente, dare il nostro contributo per un mondo migliore.

E mi raccomando, usa la testa: quello che ti ho detto non è l’autorizzazione, al tuo concerto sulla spiaggia, a buttare la tua bottiglietta d’acqua in bioplastica biodegradabile (no, bevande in lattine e bottiglie di vetro non sono ammesse). Però puoi portarti una borraccia. Di plastica, ovvio.

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Fratello di Stello, io da McDonald non mi sento le mani pulite anche usando la cannuccia: le rarissime volte che ci vado, uso il mio solito tovagliolino poi vado in bagno a lavarmi con acqua e sapone. È così ovunque... La gente ha proprio abitudini sbagliate: aggira i problemi senza risolverli.

Corrado A proposito di infortuni&simili, stamattina ho avuto un simpatico incidente in moto (colpa mia...) da cui sono uscito quasi indenne solo perché indossavo giacca da moto con protezioni, jeans lunghi, guanti e casco (integrale!!!)sfondi una porta aperta!

I taglietti e cose simili lavorando in cantina, con vini rossi, fanno fatica a cicatrizzare bene, però almeno il vino rosso "secca" il taglio e quindi smette di far male/dare fastidio in brevissimo tempo, da provare

@ Virginia - No, dai, Virginia... Da McDonald no! Io gli hamburger me li faccio da solo, pane compreso. Sono delle bombe da 800 kcal l'uno (calcolate), ma sono buonissimi. Mia figlia, sin da piccola ha subito colto la differenza tra i miei e quelli di McDonald e quando ne ha voglia mi chiede di farglieli. Le uniche schifezze che metto dentro sono la maionese e il ketchup (il ketchup Mutti però è davvero top, ricorda molto la nostra vecchia salsa rubra). Non so se considerare il cheddar cheese una schifezza, ma credo che tutto sommato ci possa stare.

Se non hai voglia di farti i panini, puoi usare le nostre tartarughe (meglio quelle un po' più "mollicose") e il risultato è eccezionale. In questo caso, una volta composto il panino, suggerisco 10-15 secondi di microonde per rammollire il pane (non di più altrimenti "fossilizza"). Per il pane da servire in tavola per accompagnare i nostri piatti sarebbe una pratica deprecabile, ma per gli hamburger fatti con il "pane nostrum" è l'ideale. Mi raccomando anche che il pane sia più grande dell'hamburger se vuoi mangiarlo afferrandolo con le mani, altrimenti dopo i primi due morsi l'oggetto diventa ingestibile. Io preferisco usare forchetta e coltello perché sono più raffinato... No scherzo, è l'esatto opposto: perché altrimenti finisce che lo fagocito in una manciata di secondi.

Per la cottura dell'hamburger, se congeli gli hamburger il giorno prima e li spari direttamente dal freezer sulla padella ben calda, non puoi fallire. Fuori è ben arrostito e dentro resta bello al sangue. Anche le bistecche di roastbeef le faccio allo stesso modo (per me la bistecca è alta almeno 3.5 cm, le fettine non le considero). No, ti sembrerà strano, ma non si strizzano perdendo acqua come spesso avviene quando prepari la bistecca con la carne fredda di frigorifero (che abbassa sotto i 150 °C la t della padella) e la cottura risulta perfetta.

Le faccio congelare tra due taglieri (e due veli di carta forno) che premo un po' prima di mettere il tutto nel freezer, in modo da appiattire le superfici che entreranno a contatto con la padella. Anche qui, è quasi impossibile fallire. Se le cuoci il gorno dopo, puoi lasciarle tra i due taglieri, ma se le devi conservare più a lungo, mettile in un sacchetto gelo e cerca di eliminare quanta più aria possibile (magari aspirandola con una cannuccia).

Delle bistecche freezer2padella, mi pare di avere già scritto in questo blog un po' di tempo fa, ma potrei sbagliarmi.

gli LP erano/sono in vinile. Ma pure i CD per dire. Ovviamente entrambi sono parecchio scomodi per avvolgere broccoli et similia. Rinunciare a LP e CD o ai broccoli plastificati? direi che è una battaglia senza storia.

minkia 3, nel tuo caso va ripensato il significato di grafomane. Tutto bene a casa?

" Ma pure i CD per dire." Chiaramente i CD non sono in vinile. Plastica volevasi dire.

@ Yopenzo - Tutto ok, grazie. Sono nella casa di campagna tutto solo, i mercati azionari USA sono chiusi e non so che cacchio fare. Così ho pensato di rimpolpare un po' il blog di Dario, che ultimamente si era sgonfiato, con qualche bel flame (di reali opinioni, però) e qualche consiglio che spero risulti utile a qualcuno. Poi, vista la pignoleria di alcuni, preferisco specificare il più possibile, in modo da minimizzare il rischio di fraintendimenti. Se vuoi posso eliminare le vocali e scrvr cs, m dbt ch cprst qll ch ntnd dr.

di quello che posso capire io non ti crucciare caro 3, ché non sono nato ieri, ahimé. (passeggiatina col cane magari? giretto al bar dagli amici? no eh...)

3ndriux, hai perfettamente ragione su McDonald’s, perché mi rendo conto che ci siano tantissime alternative migliori. Talvolta capita che io sia davvero disperata, e non ho altre scusanti. ? La salsa rubra comunque è diversa e nettamente superiore al ketchup. Sul cheddar dissento, è un formaggio inglese interessante (specie se più stagionato).

Yop, adoro il fatto che tu abbia nominato i vinili! Pezzi insostituibili che vanno di moda quanto il #plasticfree. Vorrei possedere un giradischi ed una gran collezione di album, se solo ne avessi la possibilità.

@ Yopenzo - Ma no, ma no, non fraintendermi: qui sto da Papa anche da solo e di giorno ho sempre da fare. Cmq tra qualche giorno arriva la mia compagna.

@ Virginia - Prepararti un piattino da sballo a casa in 15 minuti è davvero un attimo.

100g di penne formaggio grattugiato: 1/3 parmigiano, 2/3 ricottina secca salata 10-12 pomodorini ciliegini 1 cucchiaio da minestra d'olio di oliva 3 foglie di basilico uno spicchio d'aglio facoltativo, ma rende tutto meraviglioso: 10g di 'nduja

In una padella, tutto a freddo, metti le penne, la 'nduja, 480 ml d'acqua e un pizzico di sale grosso (non esagerare, al max correggi il sale più avanti). Accendi il fuoco a palla, copri col coperchio e lascia bollire 3 minuti, poi scopri e abbassa a fuoco medio. Intanto, in un piatto: taglia i ciliegini in 4, aggiungi il basilico tritato, lo spicchio d'aglio ben schiacciato, un cucchiaio d'olio e un pizzico di sale. Mescola bene. Grattugia il formaggio nelle proporzioni indicate. Stai pure "abbondantina". Se puoi scegliere, usa la grattugia che fa le scaglie grosse. Dopo 10 minuti assaggia la pasta ed eventualmente regola il sale. L'acqua che hai messo dovrebbe essere sufficiente a completare la cottura di 100g di penne. Deve venire leggermente liquida (leggermente! A ispessire penseranno il formaggo e l'amido della pasta, oltre all'evaporazione). Quando è cotta, spegni il fuoco, versa dentro i pomodorini conditi, mescola velocemente, copri e lascia "mantecare" 2 minuti spaccati. Versa nel piatto la pasta, aggiungi il formaggio e goditi la tua pasta. Tempo 15 minuti. Difficoltà: zero. Costo: 2 euro scarsi. Salute: ok. Spirito: excellent. Slip: mi fermo qui.

... Ho detto padella, eh! Non pentola. Padella. Bassa, come quella per le bistecche.

Una volta abbiamo ricevuto un grosso rimbrotto con relativa cancellazione dei commenti per essere usciti dal seminario da parte di Dario

Era seminato logicamente, ma il correttore a volte è troppo solerte

Una cosa mi sfugge dei movimenti plastic free, ma perchè non sono social in generale e non li seguo. Cosa pensano (= scrivono) della plastica riutilizzabile? Voglio dire, quelle belle sporte di plastica ("ignorante" e quasi indistruttibile) della spesa che utilizzavo per uno o due anni per portare a scuola le scarpe di ginnastica, sono sparite anni fa dal mercato a favore di sportine insulse sottilissime, magari in mater b(r), che non reggono l'andata del primo viaggio o la nebbia autunnale della padania orientale.

@ Corrado - La maggior parte della gente che aderisce a quei movimenti non opera alcun distinguo. Secondo me, sbagliano su tutti i fronti. Il problema della plastica non è la plastica in quanto plastica, ma il comportamento incivile degli utilizzatori e le azioni criminali di certe aziende di raccolta e smaltimento. L'inquinamento della plastica prodotta (quindi non quello per produrla e distribuirla) è, tutto sommato, uno dei migliori inquinamenti possibili, perché non è di natura chimica, ma di natura fisica. Se tutta la filiera dei rifiuti funzionasse in modo corretto in tutto il mondo, la plastica non darebbe i problemi che dà. Le cose da combattere sono l'inciviltà, gli interessi senza scrupoli e lo spreco, ma si preferisce dare addosso alla plastica in quanto plastica. Vincendo la battaglia sui comportamenti, inoculando senso civico ed etica, invece, si risolverebbero un sacco di altri problemi. Superati questi tre limiti, che sono tratti del'intimo umano e anche del suo atteggiamento passivo e prono nei confronti della società dei consumi, ci si può concentrare sulle microplastiche (la microframmentazione della plastica) e trovare il modo di ridurle drasticamente. Totalmente sarà difficile, perché le suole in gomma, gli pneumatici, gli abiti sintetici ecc. continueranno a consumarsi e a finire nell'ambiente. Ma nel mondo dell'apparenza, quello che non si vede, non esiste... Nutro speranze, ma temo che ci vorrà mooolto tempo.

@ Corraqdo - In ogni caso, anche se fanatici e spesso irrazionali, sono movimenti che inducono alla riflessione sulle conseguenze delle nostre azioni. Quindi, a me personalmente, va benissimo che esistano. É un primo passo verso la consapevolezza e un modo per muovere un sistema. E una volta mosso, cambiare il momento di un sistema in movimento, se agisci nel momento giusto è più facile che cambiarlo quando è fermo. Come calciare la palla appena tocca terra dopo un campanile: essendo carica di energia cinetica (che torna a essere per un istante energia potenziale), il risultato è una gran castagna nella direzione che vuoi tu. Conto su questo.

Chiedo venia per gli accenti gravi e acuti errati (inguardabili!) e i refusi: sono in giardino con il cellulare.

Corrado, dipende. Secondo la mia esperienza ci sono: i “puritani” del movimento plastic free, i consapevoli (ben più preparati e orientati al plastic less) ed i poco informati. La plastica che intendi tu è semplicemente non considerata più, e soprattutto la prima categoria è orientata verso l’utilizzo di borse in cotone o corde di fibre vegetali. Questi tuttavia tendono a non considerare l’intero ciclo di vita del prodotto, che comprende l’iniziale coltura di piantagioni di cotone e varie, con annessi consumi di acqua e pesticidi (sicuramente tu ed altri ne sapete più di me). A questo tipo di impatto si aggiunge anche, ad esempio, il trasporto, perché è certo che le sportine siano più pesanti ed ingombranti dei sottilissimi sacchettini in plastica. Esistono esperti che conducono studi di impatto ambientale, ma il problema è che molto spesso ci si scorda di consultarli, a favore delle proprie impressioni. Non a caso ieri ho polemizzato sulle cannucce in bambù...

Io spesso faccio una analisi a spanne dei rifiuti che produco, a naso "vince" di brutto l'umido se considero il peso e la plastica se considero il volume.

Francamente mi sembra difficile sostituire la plastica, al di là della sostenibilità ha un cumulo di vantaggi enormi.

Alcuni di solito parlano del vetro, ma pensare a mia moglie che arriva in casa con le solite bottiglie di plastica sostituite dalla bottiglie di vetro mi pare irreale. Troppo pesanti e troppo fragili.

Forse un'alternativa più fattibile sarebbe tornare al vuoto a rendere o al "refill", almeno per alcune cose (es: detersivi).

Per altre mi sembra non ci sia grande alternativa (come li imballi surgelati per esempio?)

Beh, mia moglie va avanti da anni con bottiglie di vetro a rendere per le bibite (Goccia di Carnia(r)) e prodotto quasi "locale" (la sorgente è in provincia di Udine, in "alta" montagna. Però se penso al costo diretto di trasporto (1,452 kg di peso lordo della bottiglia, a fronte di 1 kg di acqua, più una cassetta di plastica che ha un suo peso), al costo di rientro del vuoto allo stabilimento di imbottigliamento, al lavaggio, al riciclo del tappo (alluminio), del sigillo (in plastica) e della carta dell'etichetta ... Così su due piedi non saprei dire quanto sia ecofriendly il vetro a rendere. Non conosco tutti gli elementi dell'equazione per potermi fare un'opinione numerica. E poi il camion di rientro, magari, se fosse vuoto e non con i resi, porterebbe altre merci, togliendo traffico dalle strade di montagna e inquinamento conseguente.

@corrado, per quella che è la mia esperienza, le aziende sono sempre alla ricerca di imballaggi che a parità di performance siano più leggeri e meno ingombranti. Al consumatore non interessa se l'imballaggio del televisore pesa 100 grammi in meno, o se è il 20% meno ingombrante. Il produttore invece si, perchè ha sicuramente un risparmio nel trasporto. Il negoziante ha un risparmio nello stoccaggio se il volume è minore. Le aziende diventano etiche solo nel momento in cui una legge li obbliga, che poi sia legge di mercato o legge dello stato poco importa. Lo scopo delle aziende non è essere etiche, ma di fare profitto. La sporta di plastica usa e riusa, era sicuramente diventata antieconomica prima che inquinante. Quando il supermercato ordina un tot di sporte e invece di 10 bancali ne consegni 5, sono contenti sia il produttore che il cliente. Poi se invece di usare una sporta per 10kg di spesa ne devi utilizzare due e le devi pagare... beh tanto le puoi riciclare con l'umido, mica è spreco. La maggior parte delle leggi pro ambiente che obbligano a diventare etici, per me sono più fumo che arrosto, servono più per convincere il consumatore o evitare l'ingresso di beni da altri mercati o altri motivi che di nobile hanno ben poco. Le leggi di mercato invece possono farle i consumatori, e non farsele dettare dalle pubblicità. Per questo vedo più importante che si sviluppi il senso critico nelle persone. I movimenti anti o pro qualcosa possono portare a danni figli di leggi raffazzonate dettate dalla pancia e non dalla testa.

Già, Ettore. Pensavo, prima di dare una risposta avventata e senza numeri in mano, alla coscienza ambientale degli studenti adolescenti (dalla prima alla terza di un istituto professionale) con cui ho trascorso l'anno scolastico passato. 54 di prima superiore (tre classi) 33 di seconda (due classi) 18 di terza (una classe) totale 105. Un buon numero per una statistica? Non lo so, non credo, ma almeno non sono nè parenti nè di una piccola porzione del comune, visto che sono distribuiti su 3 province del Friuli-Venezia Giulia (UD-PN-GO, ma forse dovrei dire ex province, ringraziando Deborah) e dal mare ai monti (letteralmente), con storie famigliari ed esperienze pregresse molto diversificate. Bene, di questo campione, di ragazzi con una percezione del mondo che andasse oltre a Youtube, Instagram, Netflix eccetera ce ne sono forse 6 o 7, dieci al massimo, di cui posso dire che abbiano una coscienza propria di quanto succede attorno a loro. Con una coscienza dei "problemi" ambientali 4 o 5.

@ Gerryino - Quasi nessun materiale che utilizziamo va sostituito. Servono più senso civico, più educazione ambientale e minimi di pena severissimi per i reati ambientali. Poi - molto importante - serve ridurre gli sprechi, cioè le cose inutili che hanno una filiera della produzione e, successivamente, dello smaltimento che è pura follia. Siccome, per esempio, un packaging bello, appealing e "pettinato" non aggiunge utilità al prodotto che contiene, ma crea inquinamento e consuma le risorse del pianeta, si potrebbe eliminare. Dal momento che ha un packaging grezzo avrebbe un costo inferiore, anche il prodotto costerebbe meno (oggi mi è arrivato un cavo DisplayPort in una scatola bellissima, che quasi mi spiace gettare via ma che logicamente getterò via perché, estratto il cavo, è diventata inutile). Ma così - obietterà qualcuno - si perdono posti di lavoro. Ebbene, il mercato del lavoro subirà nei prossimi anni un collasso per via della robotica, dell'intelligenza artificiale e della guida autonoma. Oltre ad autisti e conducenti, perderanno il lavoro anche professionisti superqualificati: diagnostica medica, consulenze legali, analisi di mercato, cronaca sportiva, architettura d'interni, creazione di nuovi materiali, chimica e chimica farmaceutica, counseling, ingegneria civile, selezione del personale e via discorrendo. Milioni di persone resteranno senza lavoro. Bisognerà inventare una qualche forma di redistribuzione del reddito per dare un'esistenza dignitosa a una gran parte della popolazione. Non si potrebbe - dico -cominciare da subito, sovratassando gli sprechi, cioè la produzione e la distribuzione di cose oggettivamente inutili (come il packaging bello, appealing e pettinato), e quindi, conseguentemente, riducendo la loro presenza sul mercato, per creare una forma di reddito destinato a chi perde i lavori delle filiere che alimentano lo spreco, i danni ambientali e le emissioni di gas serra? Significherebbe partire con il piede giusto.

Corrado: anche io per anni ho condotto delle micro-inchieste personali (comunque un totale di almeno 300 persone) su vari aspetti dell’ambientalismo ed anche io ho riscontrato nella fascia d’età compresa fra i 14-15 ed i 20-25 anni, a fronte di una generica preoccupazione sul futuro dell’ambiente corrisponde un’abissale ignoranza sugli aspetti più specifici. Altre conferme di questa impressione le ho avute vedendo o leggendo le interviste ai partecipanti alle manifestazioni “ Pro-Greta” ed osservando che la stragrande maggioranza dei partecipanti attivi (e cioè quelli che si danno effettivamente da fare e perdono ore e giorni del loro tempo per questo o quello) ad associazioni ambientaliste, sono per lo più over-50. Aggiungo una domanda agli esperti: se nella plastica riciclata finisce più di un 2% di sacchetti di Mater-Bi, negli oggetti che saranno prodotti con questa plastica riciclata poi si formeranno dei buchi nei punti in cui si trova casualmente più concentrata la componente bio-degradabile?

3ndriux, quando si cominciò a meccanizzare i lavori (fabbriche, campi), in molti espressero pensieri simili ai tuoi. Poi qualcuno ha inventato le certificazioni, aumentato a dismisura la burocrazia, inventato le professioni legate al turismo miderno, e chissà quante altre cose ho dimenticato di elencare.

@ Corrado - de Teenager - A quanto vedo, malgrado ci sforziamo, nemmeno noi abbiamo una sufficiente percezione dell'ecologia dei nostri comportamenti (con "ecologia" intendo lo studio e la valutazione delle conseguenze delle nostre azioni su noi stessi, su chi ci sta intorno e sull'ambiente). Pretenderle da ragazzini di 14, 15 e 16 anni, francamente, mi pare un po' troppo. Certo è che se il feedback che ricevono dagli adulti è canzonatorio come le risposte che ha ricevuto Denis Bosonetto quando ha argomentato sugli sprechi, fanno bene con gli adulti a non sbottonarsi. Le mie esperienze dirette, sebbene con un campione meno nutrito (non che il tuo lo sia tanto più del mio), e quello che sento quando tendo le orecchie in giro ai loro discorsi o quando leggo gli interventi sui social network, mi danno un'impressione opposta alla tua. La sensibilità esiste, molto più che nelle generazioni passate da cui - ammettiamolo - non hanno ricevuto, né stanno ricevendo, grandi esempi di virtù. E non solo in campo ambientale.

Beh, 3ndriux, se un indicatore di coscienza ambientale può essere fare correttamente la differenziata in classe, i numeri della mia esperienza sono quelli che ho poc'anzi dato.

@ Corrado - sul lavoro - Io credo che siamo a un punto di svolta e la crisi del lavoro sarà un passo nella direzione del progressivo affrancamento dal lavoro, sino ad arrivare a un punto in cui si disporrà di energia illimitata e a costi (plurale) zero e l'uomo non sarà più costretto a svolgere una professione per sbarcare il lunario. Non dico che non lavorerà più, ma il lavoro, retribuito oppure no, volontario oppure no, non sarà più un cruccio, ma un modo per liberare le proprie reali attitudini ed esprimere realmente il potenziale per milleni represso. Tra la meccanizzazione e la moderna robotica unita all'intelligenza artificiale c'è una enorme differenza. La meccanizzazione prima e successivamente la robotica 1.0 hanno consentito di eliminare mansioni eccessivamente alienanti, pericolose e nocive. L'intelligenza artificiale e la robotica attuali spazzeranno via professioni qualificate e di alto livello per imparare a svolgere le quali sono necessarie competenze suprspecialistiche, decenni di studio e tanta esperienza. Sta già accadendo, silenziosamente, ma inesorabilmente. Se sopravviveremo a noi stessi, davvero pensi che tra diecimila anni, saranno ancora il denaro e la ricchezza economica gli stimoli-principe delle nostre azioni? Oppure che a un certo punto l'umanità realizzerà che la vera ricchezza è costituita da quelle cose che il denaro non sarà mai in grado di comprare? Suona profetica la frase di un noto pellerossa: "Quando avrete abbattuto l’ultimo albero, quando avrete pescato l’ultimo pesce, quando avrete inquinato l’ultimo fiume, allora vi accorgerete che non si può mangiare il denaro".

Stefano Mancuso non è ottimista sulla sopravvivenza a lungo termine della società occidentale. Secondo lui (e anche altri ricercatori) le uniche chanches di sopravvivenza a lungo termine le hanno quelle società che noi consideriamo arretrate, a patto che noi "civilizzati" non li distruggiamo prima di estinguerci ...

@ Corrado - Ahahah! )) Ma no, la fanno, la fanno. E dove si differenzia poco e male (tipo nel comune di Selvino, BG) si stupiscono pure che non sia fatta in modo adeguato.

Non credo che ci estingueremo per cause antropiche di tipo diretto. Forse indirette (nuovi virus e superbatteri), forse naturali (la geologia del pianeta). Il rischio maggiore forse è legato a cause extraplanetarie (impatti meteorici). Le osservazioni scientifiche suggeriscono che per queste ultime non è una questione di se, ma di quando. Certo è che provocare l'estinzione di così tante specie animali e vegetali con le nostre attività, anche se noi sopravviveremo, è un vero peccato.

Io, sul lungo periodo, sono ottimista, ma mi chiedo che opinione avranno di noi quelli del medio periodo e, soprattutto, mi chiedo perchéccacchio dobbiamo sistematicaente metterci nelle condizioni di rimboccarci le maniche solo ed esclusivamente in zona Cesarini, aumentando così i rischi e la fatica.

@3ndriux non sono del tutto d'accordo, il detto "anche l'occhio vuole la sua parte" non è MAI da sottovalutare, in fondo a tutti piace "il bello" non arriveremo mai a rinunciarci del tutto. Magari puntare a un bello più efficiente, quello sì.

Per quanto riguarda la famosa "cannibalizzazione del lavoro da parte delle IA", è vero, è in atto, ma io ci andrei coi piedi di piombo. Fattelo dire da un informatico, ho sentito tante rivoluzioni totali annunciate, che poi all'atto pratico si sono molto sgonfiate o sono arrivate decenni dopo il previsto. Forse è presto per decretare la fine del lavoro. [ti do una previsione al volo: le macchine che guidano da sole le vedremo fra circa 40 anni].

Comunque è un fatto "naturale" mano a mano che inventi macchine (di qualunque natura sia) l'uomo si deve spostare su mansioni che le macchine non possono fare, succede così da quando è stata inventata la prima macchina.

3ndriux, concordo con Gerryno. Sull'estinzione della nostra società, basterebbe un'interruzione elettrica o del metano di 15 giorni in inverno, per produrla, senza scomodare batteri, virus e meteoriti ...

Mi scuso se non ho letto tutta la discussione e quanto ho da dire forse è già stato detto. Sono assolutamente daccordo con l'evitare lo spreco di cibo usando imballaggi, quando necessario, ma a volte si possono pensare soluzioni alternative. La plastica non biodegradabile ha lo svantaggio di non poter essere processata dall'ambiente, a differenza dei metalli come l'alluminio che lentamente vengono convertiti ad ossidi, cioè la loro forma naturale. Anche ponendo come condizione raggiunta il totale riciclo (un utopia) la sua usura rilascia comunque microplastica nell'ambiente, quindi non è possibile scaricare la colpa sui consumatori. Sono sicuro che si possa trovare un tipo di imballaggio superiore a quelli attualmente in uso per mantenere la freschezza di alcuni alimenti; un'altra soluzione che fu utilizzata in passato per aumentare la shelf life dei pomodori fu di disabilitarne geneticamente una proteina che ne causava la marcescenza. Non per tutti gli impieghi si può sostituire la plastica "tradizionale" (e.g. PE, PET, PP) ma per gran parte del superfluo si. Gli slogan sono sempre facili e le soluzioni difficili, tuttavia non sminuirei l'importanza di tali messagi come indicatori di una certa direzione culturale.

Un urrà per Matteo e per il pomodoro GM!

Matteo, precisazione: nella discussione, fin'ora, a nessuno era venuto in mente il miglioramento genetico per ridurre gli imballaggi, ma se ne era parlato solo, e marginalmente, per produrre imballaggi biodergadabili. Perciò il mio urrà.

@corrado, nemmeno io conosco statistiche, però anche fossero il doppio o il triplo quelli che dimostrano un maggior pensiero critico, saremmo ben lontani dalla maggioranza. Negli anni si sta perdendo la capacità di usare la testa. Un esempio banalissimo. Ieri sera in pizzeria, 3 coppie 30/40 anni, tutti con il loro bravo smartphone e grazie al multitasking erano in grado di chiaccherare fra di loro e spedire foto e commenti su ogni social. Ad un certo punto sento che parlano dell'età di un attore. Bene, sono andati avanti per un 5 minuti a suon di secondo me e ipotesi campate su date di film e riferimenti temporali su matrimoni o nascite. Nessuno, e dico nessuno, ha usato google per cercare una notizia certa. Erano persone assolutamente normali, quasi certamente tutti diplomati, non erano dei "poverini tanto non ci arrivano". Vero, magari non era così importante sapere esattamente quanti anni aveva ai fini della loro conversazione, ma resta il fatto, per me allucinante, come per ogni argomento si possa chiaccherare sul nulla, quando in tempo zero puoi avere dati certi e da lì progredire. Potrei dire che la colpa è della scuola, ma la scuola è quello che la società vuole dalla scuola, e quindi l'imbambagiamento è colpa nostra, ed è in aumento come l'inquinamento. Io non vedo altro posto se non la scuola, e intendo dalle materne all'università, dove poter sviluppare il pensiero critico, che è cosa diversa dal criticare e contestare. L'inquinamento c'è e va a braccetto con l'esaurimento delle risorse e l'aumento della popolazione. Seguire slogan perchè è più semplice che pensare, può portare solo ed esclusivamente a guerre.

@matteo, la vedo dura convincere verdepace che per salvare l'ambiente serve la fragola pesce, però hai tutto il mio appoggio.

Matteo quel pomodoro sarebbe OGM quindi non coltivabile, Leggiti l'intervento di Dario sulla melanzana OGM Il problema è dovuto a i falsi profeti che propugnando assurde teorie ci stanno facendo entrare in un nuovo periodo oscurantista dove tutto quello che il popolino non capisce è il male da aborrire, sai quanti si sono bevuto la panzana del la fragola pesce Sarà Così che continenti più aperti alla scienza e l'innovazione conquisteranno i futuri mercati Questa però è democrazia

Terribile 'sta cosa degli OGM vietati in Italia. Da arrossire davanti al mondo. Noi, patria del buon cibo e della genunità, che tutto il mondo ammira e in parte ci invidia, dovremmo essere il faro del pianeta per aiutare il mercato a operare i giusti distinguo tra OGM buoni e OGM cattivi. E invece li proibiamo tout court. L'ennesima vergogna italiana.

@ Fabio - la fragola-pesce non esiste, ma il pesce-fragola, invece, esiste eccome: http://theaquariumwiki.com/wiki/Pseudochromis_porphyreus Ha anche un caratteraccio ed è trangender (ma solo da femmina a maschio e irreversibilmente).

... e poi, come se fossero roba nostra sin dall'alba del Pleistocene, diamo il marchio Igp ai pomodori di Pachino, che sono pomodori inventati alla fine degli anni Ottanta da una multinazionale israeliana con tecniche di selezione genetica che non sarà transgenesi, ma all'atto pratico cambia un fico. Mavaff'. Paese di buffoni, giullari, nani (nel senso di caratura) e cantastorie.

@ Corrado - No che non basterebbe l'interruzione del metano e dell'energia elettrica, non esagerare dai. A certe lattudini magari sì, ma ad altre no. Una città come Rio De Janeiro contiene circa il 98% dell'intero genoma umano. Ripartendo da lì, si perderebbe ben poco della (scarsa) variabilità genetica della nostra specie.

@ Gerryino - La differenza con la storia passata è che queste "macchine" non sono stupide. Sono azionate da reti neurali che riproducono l'intelligenza umana dopo un rapido periodo di training. Ho assistito a un Ted in cui una ricercatrice asseriva che anche la fantasia e la creatività sono riproducibili e tra meno di 30 anni le "macchine" scriveranno romanzi perfettamente godibili. Immagina, a breve di dover arredare una casa. Inserisci la planimetria e le dimensioni degli spazi, fissi il budget e fai un click. Ti piace? No. Altro click. Ti piace? Sì. Ultimo click e ti arriva tutto a casa. Nella diagnostica medica, una rete neurale ha individuato la patologia di un paziente in pochi minuti, quando i medici non sapevano che pesci prendere da olre dieci anni. Quanto pensi che impiegheranno queste innovazioni a invadere il mercato, lasciando a casa gli esseri umani? Due decadi? Per me, meno. La guida autonoma tra 40 anni? Dici? https://www.corrieredellosport.it/news/motori/green/2019/06/20-58182854/volvo_vera_debutta_su_strada_il_camion_a_guida_autonoma_-_video/ https://motori.corriere.it/motori/anteprime/19_marzo_18/svezia-autobus-guida-autonoma-il-trasporto-pubblico-2020-212b756e-4973-11e9-bd93-d4c05434d013.shtml http://motori.quotidiano.net/autoguidaautonoma/bus-guida-autonoma-gacha-futuro-dei-trasporti-pubblici.htm Chi affiderà più le merci a persone che devono sostare ogni 8 ore, che possono distrarsi, ubriacarsi, essere vittime di furti e devono essere retribuiti, quando puoi affidarli a "qualcosa" che guida 24 ore di fila, non beve, non fuma, non gli scappa la pipì, non usa il cellulare mentre guida, tiene le distanze, non va retribuito, non si fa rubare il mezzo, ha tempi di reazione dell'ordine dei millisecondi e riesce a governare un mezzo da 40 tonnellate quando esplode uno pneumatico? Magari un camionista può reinventarsi idraulico, ma che cosa fai fare a un medico? E a un ingegnere chimico? https://www.chemengonline.com/artificial-intelligence-new-reality-chemical-engineers/

3 il pesce era rivolto a Matteo, ma non postare qui argomenti non inerenti, se cerchi tra quanto pubblicato da Dario trovi sicuramente qualche cosa ci attinente, vedrai che gli altri ti risponderanno

Dimenticavo, prima di dire qualche cosa dovresti darti una passata su quanto altri hanno già detto, perché normalmente sono persone molto argomentate

Ho scritto giustamente fragola pesce non sarebbe stato possibile inserire un gene fragola in un pesce, ma questa è stata la panzana che, se non erro, aveva messo in giro Capanna ripresa poi da Grillo

Fa, fragola con il gene antigelo di un pesce artico. Se penso che i VCR e l'università di Udine hanno cercato di sviluppare viti resistenti al freddo con incroci tradizionali, anni fa, ma sono riusciti "solo" a ottenere quelle resistenti ad alcuni funghi Fleurtai (r) e Soreli (r) in corso di inserimento nei disciplinari DOC (gli scopi della ricerca erano due, tolleranza/resistenza a funghi e freddo) ...

@ Fabio - quella del pesce-fragola era solo una nota umoristica.

@ Corrado - un po' di OT, senza esagerare, male non fa.

Seguo questo blog da quando esiste e vi conosco tutti uno per uno. La mia attività è più da lurker, ma d'altra parte Dario adora i lurker, per sua stessa ammissione, anni fa in questa stessa sede.

@3ndriux per quanto riguarda le auto a guida autonoma ti consiglio di lasciar perdere i giornali "generalisti" e recuperare il bell'articolo che c'era sulle "Le scienze" cartaceo di agosto 2016, che smonta in gran parte tutto questo hype mediatico sulla guida autonoma.

C'è un grosso problema per quanto riguarda le IA, ed è che sono talmente nuove che ancora non abbiamo nessuno strumento per valutare la loro "qualità".

In soldoni significa che attualmente qualsiasi auto a guida autonoma è sperimentale, e nessun produttore può certificarti che il software che ci gira sopra è scritto "a regola d'arte" o che è "sicuro" perchè semplicemente non esiste una "regola d'arte" per quanto riguarda l'IA. Non è possibile garantire che sia esente da bug perchè ancora facciamo fatica a capire cos'è un "bug" in un software che non è più pseudo-deterministico.

Il che significa anche che qualsiasi produttore che si azzardasse a mettere in circolo un'auto a guida autonoma si esporrebbe ad essere ritenuto responsabile di qualsiasi incidente provocato dalla sua IA perchè è impossibile allo stato attuale definire se un'IA è "sicura" o no e quindi sarebbe in balia della decisione di un giudice senza nessuna prova o ricerca fattuale dietro.

Di prototipi che bene o male funzionano non è difficile produrne, ma la produzione in serie è un'altra cosa.

Certo, scrivere un libro o fare altre cose che non implichino conseguenze nefaste sulla salute delle persone la vedremo più facilmente prima, ma una macchina o una diagnosi da cui dipende la vita di una persona sarà ancora lunga.

@ Fabio - Se ti riferisci al pomodoro di Pachino, è proprio grazie a questo blog che ho scoperto l'inghippo. Era taaanto tempo fa: repetita iuvant (interdum).

@ Gerryino - Il 2016 nel campo dell'AI è come dire eoni fa. La sostanza cambia ed evolve in continuazione e a tassi mai visti. Quella della responsabilità civile degli incidenti è, in effetti, un nodo da sciogliere. Così come quello dell'etica dell'AI: salvi il pedone o vai addosso all'altra auto? Sta di fatto che i Cina ci sono già delle tratte operative: circolano a 20 km/h lungo percorsi di pochi km e hanno ancora il condicente-controllore umano, ma - ragazzi - che autobus! Nel 2016 eravamo ancora ben lontani da simili risultati. Quanto ai bug, è evidente che ci saranno, ma già adesso il tasso di incidenti delle auto-test è inferiore a quello dei conducenti umani. E gli umani, forse, non hanno bug? Ne siamo strapieni: colpo di sonno, velocità elevata, distanze non rispettate, sorpassi a destra, la maionese del panino che ci cade sugli "ioni", i figli che piangono, il cellulare, la lite con la moglie accanto, l'alcool, le droghe... Hai voglia! Agli immancabili bug va dato un significato statistico, come avviene con gli aerei di linea. Sulla diagnosi, non ti preoccupare che almeno in una prima fase verrà passata al vaglio del tuo medico curante che poi dovrà prescriverti la cura. Forse sei un detrattore dell'innovazione? Adori il progresso, ma temi il cambiamento? Consiglio una lettura leggera e carina: "Il più grande uomo-scimmia del Pleistocene", che ho scoperto grazie a un utente di questo stesso blog che lo consigliò a un altro utente durante una piccola bagarre.

3 il pakino non è un OGM altrimenti ne sarebbe vietata la coltivazione, ma una modifica genetica effettuata con metodi naturali, che poi tu mi venga a chiedere che differenza passa, hai sbagliato persona per questo dovresti rivolgerti a tutti i SAONI dei nostri governanti Forse se non esistesse questo preconcetto potrebbero modificare geneticamente anche il broccolo per ritardarne la fioritura e con il CRISPI potrebbe anche essere facile A questo punto però Dario non avrebbe potuto fare questo bell'articolo e ci saremmo persi la cagnara

3, anni fa uscì un progetto per irrigare le aiuole tramite veicoli autonomi gestiti da AI e "guidati" da sensori di mancanza idrica posizionati nelle aiuole. Man mano che il substrato si asciugava, il DSS (sistema di supporto alle decisioni) confrontava la curva di "disidratazione reale con quella attesa e programmava il prelievo di acqua dalla cisterna ad opera del rover distributore. Tante belle cose, ma al momento sono più praticabili e praticati altri sistemi, e son passati 10 anni. Se vuoi approfondire, cerca il progetto "Waterbee" su google.

3ndriux, parli di una futuristica possibilità di arredarti la stanza e ricevere i mobili a casa, beh, sul sito di ikea è una futuristica possibilità già da una decina d'anni. In generale, la possibilità di passare dal progetto sul computer all'ordine è una realtà da quando è nato il CAD, tipo anni 70/80? La guida autonoma l'hanno usata per andare sulla luna cinquant'anni fa, ed è ampiamente utilizzata ogni giorno da aerei e navi, oltre che da carrelli nei magazzini e catene di montaggio. Diagnosi col computer? Per quello basta un database. Le difficoltà andrebbero ben oltre l'intelligenza artificiale. Il problema non è automatizzare qualcosa, il problema è che nessun sviluppo hardware o software potrà mai eliminare quel bug onnipresente che si chiama uomo. Vuoi un esempio? Titolo a tutta pagina "I cellulari provocano ogni anno 1000 incidenti mortali" I cellulari? non era meglio un titolo "1000 idioti ogni anno muoiono perchè fanno di tutto meno che guidare? Inventato il titolo nei numeri, ma se leggi i giornali vedrai che la "colpa" è sempre del computer, dei social, di internet. Il fatto è che l'uomo colpevolizza sempre l'oggetto tecnologico di ogni errore, non riesce ad accettare che possa esistere il caso fortuito, e ancor meno di essere lui la causa dell'errore. Il trasporto su rotaia potrebbe tranquillamente essere completamente automatizzato. Riserviamo le autostrade alla guida completamente autonoma e tempo zero sarebbe realtà. Comunque, siamo assolutamente OT, e faccio fatica a anche vedere un lato costruttivo in questa conversazione, perchè i tuoi post sono abbastanza discorsi da bar.

@ EttoreB - Se dici che per una diagnosi computerizzata basta un db, significa che non hai le idee abbastanza chiare su che cosa sia l'AI e su come funzioni, anche a grandi linee, una npu o una rete neurale artificiale. E no, quello che c'è all'Ikea non è quello che intendo io.

@Fabio - Anche con CRISPR, la cagnara sarebbe assicurata. Chi se la perde?

3ndriux, l'azienda viticola di cui parlavo nel post del vero/falso sul bio, da qualche anno sperimenta la guida automatica dei trattori in vigneto. La parte facile è che ci sono i filari già segnati e fissi, la parte difficile è che ci sono le piante: hanno difficoltà a gestire la lettura corretta delle foglie da parte dei sensori, non riecono a superare l'ostacolo che la foglia non è un palo o un filo. Se per la trinciatura dei tralci ci sono pochi problemi, per le lavorazioni a pianta vegetante sono ancora in alto mare ... L'unica cosa che sono riusciti ad automatizzare è aprire/chiudere l'irrorazione dei trattamenti in presenza/assenza di vegetazione sulla fila (esempio pianta mancante o a fine fila), ma questo l'avevano risolto già almeno 20 anni fa ... E non funziona nelle prime fasi vegetative (apertura gemme) ma solo dal tralcio a 10 cm, che comincia ad avere un po' di foglia "leggibile" dal sensore. Al robot di mungitura hanno lavorato almeno 30 anni, e ci sono comunque ancora aspetti che la robotica non riesce a gestire, nonostante i passi avanti: la forma non standard della mammella è in principale e più importante, seguito dalla presenza di capezzoli ciechi (vacche che invece di avere 4 capezzoli produttivi ne hanno solo 3 o 2; succede sia per motivi genetici che fisici - traumi - che sanitari - mastiti). Sulla diagnosi robotica c'era un articolo su Le Scienze cartaceo di qualche mese fa: è sicuramente più veloce della diagnosi umana, abbastanza accurata ma da sola non sufficiente, ad oggi.

Ops, piccola svista ... Non guida automatica ma AUTONOMA, il trattore senza pilota. Ci sono state varie esperienze (Wingman, Ghost-driver, ...). Molte case costruttrici ci stanno lavorando, la conclusione che traggo io (ma anche altri più esperti di me) sulla guida autonoma in agricoltura è che bisogna lavorarci su ancora parecchio, data la quasi infinita variabilità di situazioni che ci si trova ad affrontare.

La guida automatica dei mezzi agricoli funziona solo per le operazioni in campo, al momento, e sulle manovre di fine campo può operare entro molti limiti. La guida autonoma si blocca ancora frequentemente, nelle manovre di uscita e rientro tra i filari.

Dicevano giorni fa (credo Radio3 Scienza) che il software delle missioni spaziali fino allo Shuttle era in grado di riconoscere gli errori e le anomalie/guasti, ripristinandosi da solo e ignorando il valore palesemente sbagliato nei calcoli. Se effettivamente così fosse Bill Gates & C hanno fatto passi indietro ...

3 forse se leggevi attentamente coglievi il senso del discorso dunque: se le modifiche genetiche fossero permesse il broccolo non fioriva, non si usava la plastica per avvolgerlo Dario non avrebbe scritto questo articolo Conseguenza: no articolo no polemica no cagnara

@ Fabio - L'ironia questa sconosciuta, eh? ))

Non pensiate, comunque, che con CRISPR il trasferimento di un carattere da una specie a un'altra sia tanto semplice e deterministico. L'interazione tra geni, p.e., è qualcosa che ancora non è stata compresa.

3, la modifica genetica è un terno al lotto, attualmente, direi con qualunque modalità. Più che l'interazione tra geni, quello che conta è l'edit del RNA dal nucleo al citoplasma che incide, da qunto ci diceva il prof. Michele Morgante all'università, trasferire i geni in compenso è la parte facile.

3 la mia era una battuta ironica, se si cambiava il gene Dario non postava e noi non ridevamo tu invece dicevi che la cagnara ci sarebbe stata per il CRISPI, ma se Dario non postava come si poteva parlare di CRISPI? Ora, che sia difficile modificare i geni di un broccolo non lo nego, però se sono riusciti a fare una modifica sui pachino con incroci tradizionali e con la genetica rendere una melanzana resistente alla piralide per dei bravi ricercatori con i mezzi attuali forse non sarebbe così impossibile Ma torniamo sempre al mio amico dio palanca, per la vendita di broccoli nel mondo, visto che il problema e stato risolto con pochi schei, non vale la pena di investire

Corrado, mai dire mai, sai che in base alla legge di Moore la capacita di calcolo raddoppia ogni 18 mesi per qui ogni tre anni si quadruplica e alla fine diventa come il gioco degli scacchi, 32 anni fa avevamo installato il primo impianto civile di guida autonoma per la consegna di beni nei servizi di un ospedale ove era ammesso solamente il passaggio del personale, erano a guida magnetica e si doveva digitare su una tastiera la destinazione, il loro cervellino era un atari a 8 bit veramente minuscolo, però davano il passo alle persone, usavano il montacarichi non si scontravano ed andavano ad auto caricarsi, esperimento poi abbandonato perchè costava meno appaltare i servizi ad una cooperativa, Per cui ritengo che sicuramente non sara difficile già con i mezzi attuali, senza ricorrere a reti neurali con capacita di calcolo mostruose, creare macchine che svolgano la funzione nei campi, Non e che la guida autonoma in questo momento non funzioni solamente nessun costruttore vuole rischiare un incidente mortale pur se colpa dell'altro guidatore, questo perchè non esiste ancora nessuna giurisdizione relativa. .

Fabio, non pensare che gli incroci tradizionali e la selezione successiva siano a buon mercato, sarebbe un errore molto grossolano. Ci sono tecniche di selezione che, se permettono in laboratorio di restringere il numero di piante da provare poi in campo, comunque richiedono un bell'investimento in macchine, reagenti e know-how dei tecnici. Sparso nei miei appunti ho tempi, numeri e costi di R&D delle varietà di vite resistenti ... Che l'ordine di grandezza dei costi di "registrazione" di un OGM siano circa 15:1 rispetto alle varietà ottenute "tradizionalmente", l'aveva ribadito Guidorzi nei commenti di uno dei post degli OGM.

@ Fabio - Ma che cos'è 'sto CRISPI? Stiamo parlando della stessa cosa, cioè del sistema di editing genetico CRISPR? Anche la mia era una battuta, dannazione! E secondo me, visti i personaggi - e le personalità - che siamo, riusciremmo a far cagnara anche se Dario scrivesse un articolo vuoto, senza parole, né segni di interpunzione! Ma è il nostro bello, dai. Sulla genetica, giusto per avere un'infarinatura e per capire a che punto siamo, suggerisco l'ottimo Guido Barbujani. Ci sono un po' di sue conferenze su Youtube. Da non perdere. ... E non parlarmi di piralide, che i miei poveri bossi sono tutti morti. Friggin' piralide. Tutta 'sta cagnara sul broccolo, mi ha spinto oggi a comprare un pacco di orecchiette (nella sua brava busta di plastica). L'aglio fresco c'è. La 'nduja (al posto del peperoncino) pure... Non vedo l'ora!

@ Corrado - sì, oggi tasferire geni è abbastanza facile ed è diventato relativamente "low-cost". Ottenere il risultato atteso, e soprattutto solo quello, senza effetti indesiderati, però, è un altro paio di maniche. Anche inibire un gene è oggi relativamente semplice. Il progresso in questo campo sta accelerando a tassi mostruosi e questa cosa mi piace un mondo!

CRISPI è uns correzione che mi fa iPad ed è il nome di una mia carissima amica, dovrei rileggere quello che scrivo infatti corro sempre appresso a sto arrivando perché come digito s parte, dovrei memorizzare CRISPR così va in confusione e non lo fa 3 ormai i pochi talebani antiscientifici o pesudo scienziati di scienze oscure scrivono poco perche vengono immediatamente subissati da dati inconfutabili e se la svignano, l'ultima diatriba è stata sulla dieta del gruppo sanguigno dove una dottoressa affermava che l'astrologia era una scienza

Corrado, questa era la mia considerazione finale, inserire o modificare un gene del broccolo,costerebbe troppo caro per cui meglio,usare un po' di pellicola e sperare che poi l'utente ne faccia un uso saggio

Finestra aperta e civetta che mi fa compagnia, cose di campagna,

Come faceva notare Dario,una modifica OGM e facilmente rilevabile dato,inserimento di un nuovo gene, ma il CRISPR modificando solamente un gene non può esserlo e in ogni caso è stata vietara come gli OGM Se non rilevabile chi ci assicura che i ricercatori puri non prendano questa scorciatoia, ecco che allora con una piccola truffa la registrazione sarebbe molto più economica

Visti i costi di un kit CRISPR, converrebbe quasi acquistarlo, prendere un laureando in biologia molecolare, farlo divertire un po' con qualche cultivar e vedere che cosa tira fuori. Essendo indistinguibile da uno mutato spontaneamente, chi ti può mai dire nulla...? Secondo me, vista l'ovvietà della cosa, qualcuno lo sta già facendo. O almeno è quello che spero: a certe idiozie all'italiana calate dall'alto, a volte sarebbe anche giusto - se non doveroso - rispodere dal basso con furbate all'italiana di opposta polarità.

3, più di qualche utente ti farebbe notare che la normativa OGM (e PGM in particolare) è europea ...

Corrado verissimo, l'Europa e tiranna, ma l'Italia è ignorante poiché vieta anche quel poco che l'Europa lascia fare, nella tua regione il caso più eclatante Come ho già detto stiamo diventando un continente di imbelli paurosi, quanti morti ha fatto il morbo della mucca pazza, quanti ne fa ogni anno il morbillo? bastava un controllo sui mangimi per evitare tutto quell'ambaradam che per anni ha vietato di mangiare una bella costata con l'osso

3ndriux, una persona con le tue conoscenze su AI e ricadute sulla società, non può usare frasi del tipo "Inserisci la planimetria e le dimensioni degli spazi, fissi il budget e fai un click. Ti piace? No. Altro click. Ti piace? Sì. Ultimo click e ti arriva tutto a casa." Prova magari con ... fai una scansione tridimensionale degli ambienti, indossi visore e guanti per la realtà virtuale e puoi scegliere l'arredamento che ti piace... fa già più tecnologia del futuro. Ah vero, anche questo è fattibile da decenni ed è bastata l'intelligenza naturale. Altra idea! "Entri nella casa vuota, col cellulare fai una ripresa della stanza e il cellulare proietterà un'immagine olografica dell'ambiente arredato"... eh? che te ne pare? Anche qui siamo già sul fattibile ma c'è da lavorarci ancora un po'. Poi, altro consiglio, evita di usare click, click, che fa tanto mouse e computer del secolo scorso, usa il termine "tap" altrimenti qualche giovane potrebbe toglierti il voto. Puoi usare anche robe fantascientifiche tipo occhiali con cui basterà letteralmente un battito di ciglia per completare l'ordine... Dai lavoraci su, ci aggiungi la storia del camion senza autisti ubriachi... t'inventi qualcosa per i mobili automontanti oppure che li montano medici e chimici che hanno trovato come reimpiegarsi... oppure la stampante 3D a getto di materiale riciclato... Dai che spacca!! Per me la prossima volta che andrai sul cantiere coi tuoi amici il titolo di umarel tecnologic non te lo toglie nessuno.

e sono pure in topic, visto che ho parlato di comunicazione.

Ho letto decine di commenti delle centinaia postati. Come mai siamo arrivati a dover scrivere ( Dario Bressanini l'ha scritto) un titolo come "Benedetta plastica"? Perchè ormai l'abuso, lo spreco, e pessimo uso di questo materiale altrimenti straordinario l'ha trasformato in una iattura tremenda. Se dovessi profetizzare quale futuro ci aspetta dalla plastica che ogni giorno vedo buttata per strada, che cerco di raccogliere e destinare appropriatamente, preferisco ignorare la desolazione che chi sommerge e pensare che abbia ragione Martin Rees. Ho letto decine di commenti delle centinaia postati. Come mai siamo arrivati a dover scrivere ( Dario Bressanini l'ha scritto) un titolo come "Benedetta plastica"? Perchè ormai l'abuso, lo spreco, e pessimo uso di questo materiale altrimenti straordinario l'ha trasformato in una iattura tremenda. Se dovessi profetizzare quale futuro ci aspetta dalla plastica che ogni giorno vedo buttata per strada, che cerco di raccogliere e destinare appropriatamente, preferisco ignorare la desolazione che mi sommerge e pensare che abbia ragione Martin Rees*. E quindi , tanto peggio tanto meglio. Ma riemerge sempre l'illusione che potremmo realizzare il "Rimedio-evo" (Rimedioevo,semmplicemente)

* «Perché l'umanità rischia di autodistruggersi nei prossimi cento anni» Il secolo finale. Titolo originaleOur final hour

Il secolo finale è un saggio scritto da Martin Rees nel 2003 e pubblicato in Italia da Arnoldo Mondadori Editore da Martin Rees

Il titolo completo originale è: Our Final Hour. A Scientist's Warning: How Terror, Error, and Environmental Disaster Threaten Humankind's Future In This Century - On Earth and Beyond.

Scusate la ripetizione da copia-incolla Marco Sclarandis

Fabio, la storia della mucca pazza ancora miete vittime: è di qualche settimana fa un morto, di cui si sospetta encefalite/CJD in Friuli. E tutto per risparmiare sui costi di trattamento delle farine animali usate nei mangimi, visto che era permesso usarle a patto che fossero portate a temperature precise e mantenute per un certo tempo ... La colpa è dei furbi indistriali o delle autorità preposte che non hanno controllato a tappeto?

Ora, se non è una coincidenza questa ... Per trovare uno sbocco agli scarti di macellazione, li hanno autorizzati come concimi in agricoltura e perfino biologica ... Come la mettiamo con la comunicazione ai bio-vegan che mangiano cetrioli concimati con sangue di animali macellati o penne di pollastri finiti sugli spiedi del Despar?

@marco sclarandis, riusciresti a spiegarmi perchè leggi il post di Dario come un inno alla plastica, e non un messaggio che dice che ci sono plastiche che contribuiscono nell'immediato a ridurre l'inquinamento e/o lo spreco di risorse del pianeta? Nessuno in questo blog mi pare abbia inneggiato all'uso della plastica, però l'utilizzo di slogan come plastica uguale morte porta tante persone a semplificare il problema e non si risolve nulla. Plasticfree è utopia, perchè la plastica non è solo la bottiglia o l'involucro del broccolo o la posata usa e getta. Educare ad un uso consapevole, non solo della plastica ma di ogni cosa è importante ed urgente, e porterà sicuramente risultati.

A sensazione, mi pare che il problema sia maggiore nei Paesi tipo India, sud-est asiatico, Brasile eccetera, e provo a spiegare perchè. Quando ero piccolo, si vedeva il livello di massima piena dei fiumi dai sacchetti di plastica che rimanevano impigliati sui rami di alberi e arbusti delle sponde. Questo fenomeno non si vede più da queste parti da almeno 30 anni, e non certo perchè si è smesso di usare plastica ma grazie alla differenziata, soprattutto negli ultimi 15-20 anni. Solo ultimamente si rivedono rifiuti abbandonati lungo le strade, penso per i costi percepiti della differenziata nei comuni in cui c'è il porta a porta, per malcostume nei comuni dove i bidoni sono sostituiti dal porta a porta.

Ettore B, la invito a rileggere il mio commento.Ho la sensazione che vi abbia letto cose che non ho detto.E altre che ho sottinteso.

A mio giudizio i guai e i vantaggi non derivano dalla plastica(e ce ne sono di varie specie) in sé e per sé ma dalle nostre abitudini.Abitudini millenarie ai soli polimeri biologici ( cellulosa, cheratina etc.), oltre che alla volgare noncuranza.

"Educare ad un uso consapevole, non solo della plastica ma di ogni cosa è importante ed urgente, e porterà sicuramente risultati".

Appunto.Peccato che sia decenni che si tenta questa educazione, ma i risultati sono quello che sono, molto scarsi.

Per chiarire meglio il mio pensiero:

Tu che butti la lattina dove càpita rapido abbandoni la bottiglia la custodia il flacone la vaschetta di preziosi vergini pòlimeri di vetri di metalli non esausti i fogli gl'involucri le buste di carte cartoni ancora giovani tu che getti incurante le tue cicche di gomma insalivate e di tabacco sui bordi i cigli viari e i marmi presto o tardi quello che disperdi che alla rinfusa mescoli coi torsoli le bucce le ossa i gusci i nòccioli la lampadina l'accendino il volantino fa delle fosse tristi cimiteri delle brezze effluvi teratogeni latrine delle salate e dolci acque alimenta malefici fuochi infine da dove sgorga il tuo impulso è studiato insulso o inconsapevole è lo stesso che ti porta ad acquistare gli strappi le sdruciture ai pantaloni invece che lasciare al tempo all'uso che te li dia gratuiti che ti fa muovere quintali di lamiera al posto d'un leggero telaio tubolare così da viaggiare allegro e sciolto la Terra digerisce tutto certo ogni intenzione e gesto umano vomita la pena dello sciatto vivere ci lascia a cucinare il brutto invece.

@marco sclarandis, ti sei spiegato... eccome se ti sei spiegato. Ora provo a spiegarmi io.

(Rinnovabili.it) – Cina, Filippine, Thailandia, Vietnam e Indonesia. Questi cinque Paesi, da soli, sono responsabili per il 60% della plastica che ogni anno finisce negli oceani e minaccia l’ecosistema marino di tutto il mondo. Gli altri 5 Stati che completano la top ten sono Malesia, Nigeria, Egitto, Sri Lanka e Bangladesh.

Plastic waste inputs from land into the ocean Jenna R. Jambeck1,*, Roland Geyer2, Chris Wilcox3, Theodore R. Siegler4, Miriam Perryman1, Anthony Andrady5, Ramani Narayan6, Kara Lavender Law7 See all authors and affiliations

Science 13 Feb 2015: Vol. 347, Issue 6223, pp. 768-771 DOI: 10.1126/science.1260352

Ho preso il primo link che ho trovato, è vecchio ma non credo che negli ultimi 4 anni le cose siano cambiate radicalmente dal portare l'europa ai primi posti.

Quanto sopra non è benaltrismo, ma è sicuramente qualunquismo pensare che una campagna #plasticfree sia in qualche modo utile, se non la fai dove esiste veramente il problema.

@marco sclarandis, lasciando comunque la polemica, sul problema, ovvero la maleducazione e le abitudini, siamo concordi. Io credo che ci sia ancora molto da fare per educare e tu no.

Le tue soluzioni quali sarebbero? Leggi per eliminare l'uso delle bottiglie? Per non avere più di 3 vestiti nell'armadio? Limitare l'uso dell'auto? Pensi davvero che potrebbero essere azioni veramente attuabili e che portino ad una soluzione?

EttoreB, io penso che da fare ce ne sia un'enormità.Come di cose da NON fare, come illudersi che la crescita puramente materiale si possa ancora credere sostanzialmente sconfinata. Alle tue ultime domande rispondo che il porre dei limiti all'uso di ogni genere di cose avverrà inevitabilmente e inesorabilmente.Per fare un esempio,i numeri chiusi in luoghi di turismo di massa. Uno degli scenari più cupi de "I limiti dello sviluppo" (imperfettamente tradotto in "I limiti della crescita") si sta manifestando con spietata verosimiglianza.

Se si accetta di credere che ormai occorrerebbero due o più pianeti Terra per continuare a mantenere l'attuale corso della nostra specie, allora si capisce che siamo davvero nei guai Se no, non importa. Viviamo beati nell'illusione che altra tecnologia, sempre più complessa, vedi intelligenze artificiali, risolverà magicamente tutto e lasciamo pure che la politica prosegua nella sua inettitudine e così andremo allegramente verso una fine ingloriosa.

Marco, i discorsi sono correttissimi in teoria, ma di fatto in Europa non portano molto lontano: ci sono realtà che consumano ben più risorse di noi da evangelizzare. Se non ricordo male, un mericano del nord consuma più del doppio delle risorse di un europeo, tanto per cominciare ...

Corrado, lo so, è per fatti come questo (il consumo di risorse di gente che non mette in discussione il suo stile di vita) che temo che agiremo sul serio solo quando i danni si faranno ancora più gravi.

@marco sclarandis, io credo che il problema sia talmente grosso che in realtà si sia già deciso di non decidere e di lasciare tutto al caso. Per i posteri stiamo comunque organizzando di spedirli in massa su marte. Quindi qualcosa stiamo facendo. Scherzi a parte, ho visto qualche ora fa un servizio che è iniziato come un report sulla presenza di mercurio nei pesci, ma è diventato via via una lotta animalista su una "tradizionale" mattanza di cetacei nelle isole far oer, con abbondanza di termini quale barbarie, stragi, e tutto il corredo di questo particolare tipo d'informazione ovviamente non mancavano i volontari di qualche organizzazione animalista bloccati, arrestati e quant'altro. Per legare il tutto, lo studio di un ricercatore che spiegava che l'alta concentrazione di mercurio in quel particolare cetaceo, cacciato e consumato nelle isole, fosse correlato a deficit cognitivi nei bambini dell'isola. Io trovo questo tipo d'informazione sbagliata, perchè se anche si limitassero alla pesca a canna, con quote e quant'altro, il problema del mercurio rimarrebbe. Il loro simbolo è quella tradizione, e la barca di attivisti è un attacco al loro simbolo. Il resto passa nel dimenticatoio. Evitare di semplificare troppo, di evitare leggi proibitive e frettolose che potrebbero portare a comportamenti ben più insostenibili per l'ambiente, queste per me sono le soluzioni. Il dover agire immediatamente, non comporta in automatico che ci sia una scelta immediata che blocchi o inverta la tendenza. Occorre imparare a ragionare sui problemi, ad aiutare la gente disposta a capire e diventare la massa critica. Gli estremisti e i loro slogan vanno isolati, perchè di terroristi ne abbiamo già avuti e pure gli esempi del loro modo di risolvere i problemi.

Marco: in linea di principio voi ambientalisti/decrescisti avreste ragione, ma quando si arriva alle conseguenze pratiche di certe vostre posizioni/imposizioni, si riscontra che gli effetti sono controproducenti. Per esempio, leggendo i precedenti post, spero tu abbia capito come l’effetto pratico dell’opposizione alla coltivazione di piante GM, abbia effetti complessivi negativi per l’ambiente a causa di minori e peggiori produzioni e maggior consumo di risorse. Lo stesso con l’opposizione al miglioramento delle infrastrutture ferroviarie, certamente onerose ed impattanti a breve termine, ma con enormi benefici ambientali a medio e lungo termine. Per non parlare dell’opposizione al nucleare, che invece permetterebbe di produrre energia in assenza di emissioni di CO2. Ai termovalorizzatori, eccetera, eccetera. Anche l’atteggiamento eccessivamente catastrofista è controproducente. Con l’azione combinata di informazioni/legislazioni corrette si possono modificare in fretta molti comportamenti sbagliati: in pochi mesi abbiamo smesso di fumare nei luoghi pubblici; ci allacciamo le cinture e facciamo una raccolta differenziata di buone proporzioni, ecc.

Franco, adopero una tua ultima frase per dirti che le tue argomentazioni mi sembrano molto deboli.

"Con l’azione combinata di informazioni/legislazioni corrette si possono modificare in fretta molti comportamenti sbagliati: in pochi mesi abbiamo smesso di fumare nei luoghi pubblici; ci allacciamo le cinture e facciamo una raccolta differenziata di buone proporzioni, ecc."

Vediamo quanta e lunga repressione ci vorrà perchè molti smettano di usare lo smartphone alla guida.

E comunque, Franco, io non sono un ambientalista decrescista. Perchè l'ambiente impone le sue leggi a chiunque indipendentemente da quello che uno crede o pensa. Inoltre, la decrescita è insita in qualsiasi processo ed evento fisico, anch'essa indipendente etc. etc.Il fu ponte Morandi , per chi volesse imparare una lezione, multidisciplinare, ha molto da insegnare. A me non interessa imporre niente a nessuno, visto che molte cose s'imporranno da sole e anche in breve tempo, come è avvenuto con la natalità in Italia, calata in sole due generazioni senza alcuna legge al riguardo.Per fortuna. Ma rispuntano sempre quelli che di questa denatalità si lamentano.E non sono nemmeno ecclesiastici E a quelli vorrei chiedere come s'immaginerebbero il nostro paese se fosse abitato da ottanta o cento milioni d'italiani, non da frugali monaci tibetani. Ancora con l'illusione dell'energia nucleare? Dopo cinquant'anni avrebbe dovuto soppiantare altre fonti energetiche, o no? Oppure ci sono dei fatti che, evidentemente, mostrano che abbia troppi inconvenienti rispetto ai vantaggi.Ricordo che agli albori se ne diceva così entusiasticamente che non vremmo avuto contatori in casa ma solo interruttori automatici contro i cortocircuiti e pericolosi sovraccarichi. Invece.............

Ecco un piccolo fatto che mi fa credere che potremmo rimediare ai nostri errori. Che siano quelli che portano allo spreco evitabile dei broccoli, a quello di ostinarsi come dèmoni a sbagliare. Volendo, naturalmente.

https://video.lastampa.it/tuttoscienze/margaret-hamilton-pioniera-che-salvo-armstrong-sulla-luna-un-suo-ritratto-immenso-si-e-acceso-nel-deserto/101668/101680

Sono in procinto di rientrare nella categoria dei vecchi. E, in tutta la mia vita, vi è stato sempre l’eco di voci millenaristiche. Cassandre - a partire da Malthus - che raccontavano che l’Umanità ha i giorni contati. E, dopo un po’, l’impressione iniziale di inconsistenza di queste funeste preveggenze, si consolida e si radica sempre più («È difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro», attribuita a Niels Bohr). Sono anche consapevole che la favola di Esopo, del pastorello che grida “al lupo! al lupo!”, finisce - in definitiva - in un non-ascolto che porterà alla catastrofe. E d’altra parte, il senso di incredulità prevale e la scarsa fiducia delle capacità predittive dell’uomo (quando ero giovane il futuro era contrassegnato da viaggi spaziali a go-go e da computer psicotici [2001 Odissea nello Spazio] e per telefonare si dovevano usare le cabine telefoniche [Blade Runner]).

Quindi suggerirei sommessamente di avere meno fiducia nelle previsioni di lunga durata e di investire maggiormente nelle tattiche di mitigamento locale.

@3ndriux no, io non sono un detrattore dell'iinovazione, sono uno che ha imparato a capire che un prototipo va preso come un prototipo, non come un "ormai ci siamo". A volte tra i prototipi e la diffusione di massa passano decenni, a volte i prototipi restano solo dei bei prototipi.

Per esempio, io sono uno che ha posseduto un PDA prima che avere una smartphone fosse una cosa normale, anche allora ci si diceva "ormai ci siamo, un computer in tasca". Ma ci siamo accorti sulla nostra pelle che era prematuro, in effetti erano tutti poco più che prototipi e non si è visto nessun vero smartphone prima dell'iphone.

Per fare un discorso serio sulle IA che guidano, questo fenomeno è già stato ampiamente modellato dall'industria dell'automotive, che ha già codificato i 6 livelli di automazione dell'automobile. Si va dallo 0 (nessun automazione) al 5 (automazione totale). https://www.automotivelectronics.com/wp-content/uploads/2018/07/sae-LEVELS.png Attualmente abbiamo su strada macchine che viaggiano tra il livello 1 e 2, dobbiamo ancora scalare altri 3 livelli.

Il livello 3 è già annunciato come il più difficile da acquisire, perchè la macchina sarà autonoma ma sarà richiesto al guidatore di restare vigile e intervenire in casi di necessità (il problema è che tutti si aspettano un'eccessiva confidenza da parte dei guidatori che smetteranno di controllare, e quindi si dovranno inventare dei sistemi per controllare che i guidatori controllino )

E' possibile che si passi direttamente al livello 4, cioè guida autonoma e SENZA un guidatore che controlla ma SOLO su percorsi "attrezzati" (autostrade con guide ottiche o magnetiche per esempio). Però questo richiede grossi interventi infrastrutturali e limita il campo di utilizzo dei veicoli.

PS: Dario ha sempre detto che qui gli OT vanno benissimo

Come si è già detto in altri post, la tradizione di oggi è l'innovazione di ieri ... Quanto a predire il futuro, Orwell in 1984 prospettava un controllo totale sulla gente, direi che non siamo molto lontani, se per controllo intendiamo il proliferare di telecamere, la tracciabilità dei telefonini e dei movimenti in rete, dei pagamenti elettronici ... L'influenzabilità della massa attraverso i social ... E non siamo nemmeno tanto lontani dai crediti di Nathan Never, pensandoci bene ... Satispay e altre diavolerie del genere, per esempio.

@marco sclarandis, a me il ponte Morandi insegna che se non ci fossero state opposizioni locali probabilmente ci sarebbero state altre vie di comunicazione e quasi certamente il ponte non sarebbe crollato. Sinceramente altre morali non le vedo.

EttoreB: - il cemento armato è eterno, finchè dura; - se hai abbastanza fortuna, sopravvivi alla caduta da un ponte; - se sei abbastanza bravo, scarichi le tue responsabilità su altri e ne sottrai i meriti; - anche nelle disgrazie internazionali, qualcuno ci guadagna nel mettere zizzania (corollario: tutti tutelano la propria pozza a scapito della salute del fiume, parabola per pescatori).

Ciao Dario, che articolo interessante (come sempre)! Io ho una curiosità. D'inverno trovo al supermercato i cetrioli incartati nella plastica uno a uno. D'estate no, sono tutti sfusi nella cassetta. La necessità della plastica nel primo caso è legata al fatto che dicembre non è il momento giusto per i cetrioli? O c'è un'altra ragione?

Lorenzo, per caso ti ricordi la provenienza? Di solito gli ortaggi olandesi arrivano incartati singolarmente, quando sono finiti quelli locali e mediterranei.

@dario, perdonami una domanda schietta e diretta, sull'ultimo numero delle scienze ho letto questo: https://www.lescienze.it/archivio/articoli/2019/07/02/news/biotecnologie_per_il_made_in_italy-4467258/#

Ma tu l'hai letto? Che ne pensi?

Io sono saltato sulla sedia, in pratica stiamo investendo 6 milioni di euro delle nostre tasse per promuovere una ricerca su modifiche del genoma senza avere la minima garanzia che uno solo dei nostri agricoltori ne usufruirà. Quello che penso io è che, ammesso che otterremo dei risultati, andranno a ingrassare il know-how di qualche stato più furbo del nostro. A nostre spese.

@ Dario, posso aggiungere una piccola domandina anche io in coda a quella di Gerryno? Fra i tanti servizi trasmessi durante la settimana della luna, ne ho intravisto uno che parlava di verdure da coltivare su marte e pianeti limitrofi. Ho provato a googlare un po' ed in effetti nell'ambito di un progetto internazionale, all'enea hanno lavorato su super verdure da coltivarsi nello spazio. Ammetto di aver letto solo 3 o 4 articoli ma presumo che quelle verdure non sarebbero coltivabili in italia. Quindi più o meno come Gerryno mi e ti chiedo, ma perchè usiamo risorse per sviluppare un superpomodoro per i marziani e noi mangiamo quelli olandesi? Beninteso, sono contento che siamo così bravi in italia, però mi sembra che siamo più bravi a farci sempre più del male.

Ettore B, ieri sera Piero Angela ha proposto un servizio su una serra idroponica in Toscana, per risponderti ... Mia moglie non prenderebbe mai ortaggi coltivati in idroponica (chissà che schifezze ci mettono dentro, dice lei). Il giornalista ha detto che la serra idroponica consuma il 10% dell'acqua che serve a coltivare la stessa coltura all'aperto, non c'è il problema degli inquinanti atmosferici e le condizioni di coltivazione permettono un accurato controllo delle malattie e dei parassiti, che usano la lotta integrata e un quantitativi ridicolo di insetticidi, lanciando insetti utili. Ma tutto ciò non ha covinto mia moglie (non è naturale coltivare sulla lana di roccia, dice lei). In quella serra usano anche la concimazione carbonica: 1.000 ppm di biossido di carbonio, ed energia rinnovabile (cippato locale + geotermico); per l'irrigazione accumulano acqua piovana in tre grandi vasche esterne.

Corrado: ieri (fine Luglio!!) nel supermercato vicino a casa le uniche zucchine in vendita venivano dalla Germania. Ovviamente non le ho comperate perché ne produco almeno un secchio al giorno nel mio orto, ma la cosa mi ha colpito. E' possibile che non siamo competitivi nemmeno con le zucchine? Con le colture idroponiche e quant'altro, il centro-nord Europa ci sta spiazzando anche su pomodoro e peperoni. E che io sappia, senza ricorrere a caporalato ed infami baraccopoli.

Franco se fai un giro su YT puoi vedere cosa fanno gli altri Stati e non solo europei, cultura integrata idrophonica con allevamento di pesci che danno i fertilizzanti necessari, vicino a noi in Francia coltivazione di carciofi su svariati ettari con tutte le funzioni meccanizzate, dalla raccolta alla cernita confezione, quando mai la trovi da noi, abbiamo un mezzogiorno che data la sua posizione potrebbe coltivare in serra 360 giorni all'anno senza consumi per riscldamento, prova ad andarci tu se hai il coraggio, io sicuramente no

@Franco, @EttoreB, geograficamente parlando l'Olanda è più vicina a Milano della Sicilia. Quindi io dovrei preferire pomodori Olandesi i quelli sicilani?

Alberto Guidorzi ha varie volte manifestato il suo pensiero sull'arretratezza culturale dell'italica agricoltura: all'estero la formazione è obbligatoria, e non è istituzionale ma sindacale. Vorrei vedere Coldiretti & C con le loro aziende sperimentali - dimostrative come succede, per esempio, in Francia. "Ma là ci sono gli sponsor" cavolo, che cerchino anche qua! Qual è l'utilità di campagne di vendita dei prodotti se a monte manca la ricerca e la spinta innovativa? Mi è arrivato un invito di AIAB per una dimostrazione di attrezzi manuali per le cure colturali ... All'estero usano irroratrici con sensore ottico che spruzzano il diserbante solo sulle infestanti ... Oltre allìaspetto tecnico, ci mettono fuori mercato anche gli aspetti economici: dai costi diretti, alla burocrazia, ai tempi biblici di permessi, autorizzazioni, risultati analitici, cause e vertenze, corruzione ...

Ho visto con i miei occhi vicino a Udine, 15 - 20 anni fa, impianti che erano all'avanguardia di idroponica e float-system: falliti perchè la distribuzione non gli riconosceva il giusto valore all'assenza di residui di trattamenti grazie anche alla lotta biologica, allora agli albori. E anche per il malcostume dei pagamenti a lungo termine (120-160 giorni era abbastanza normale, purtroppo) e delle contestazioni tardive. All'estero si ragiona con acconto all'ordine e saldo alla consegna, da un certo numero di anni.

@Gerryino, forse mi son spiegato male, il mio pensiero era, se posso coltivarli su marte, forse coltivarli a milano risulterebbe più semplice. La domanda voleva essere, perchè pensiamo prima a coltivare il pomodoro su marte, e il coltivare pomodori a milano dev'essere una ricaduta di quella ricerca ammesso che il pomodoro non sia ogm e che quindi tocca usare sempre quelli olandesi? Non è che si sia aspettato di avere la fotografia digitale per rendere disponibile la fotografia a tutti, o il 5G per avere i telefonini. Ammetto che di agricoltura e ricerca annessa non ne capisco mezza e forse è normale procedere così. Posso anche pensare che fare ricerca per sviluppare un pomodoro marziano, sia completamente diverso che svilupparne uno per milano. Da ignorante però penso che sia più semplice e più utile coltivare pomodori a milano che su marte.

Corrado, nella mia, per fortuna lunga carriera di venditore in gioventù ho venduto anche ai supermercati, i quali data la consistenza degli ordini spuntavano prezzi bassi e pagamenti a 90 120, il loro guadagno maggiore derivava dalla capacità di far ruotare in quel periodo le merci 5 o 6 volte, praticamente erano i fornitori a finanziarli Ai commercianti non interessa se il prodotto è sano,richiede meno pesticidi, ecc e; torno sempre al mio detto, comanda sempre dio palanca e per ascoltarlo non possono non essere avvoltoi

Fra le tante cause del ritardo dell'innovazione in agricoltura in Italia (e a quanto ne so anche in Spagna), vi è lo sfruttamento degli immigrati, che per necessità si adattano a ritmi, orari e compensi assurdi. Un fenomeno analogo si è verificato nel settore del marmo (estrazione e lavorazione) qui in provincia di Verona. Fintanto che c'erano solo addetti italiani (quasi tutti locali), per ovviare alla fatica, ai pericoli e a condizioni di lavoro disagiate, sono state continuamente migliorate tecnologie e metodologie. Da quando invece è diventata disponibile la manodopera immigrata disposta a tutto pur di lavorare, questo trend all'innovazione è stato rallentato. Ovviamente da accusare non sono gli immigrati, ma chi si approfitta di loro e danneggia con l'indebita concorrenza anche chi lavora bene e vuole innovare. Nonché le istituzioni pubbliche che permettono queste situazioni vergognose. Intanto il resto del mondo ....

Io tirerei in ballo anche la dimensione aziendale e la manodopera familiare, tra i fattori da cui dipende l'arretratezza delle aziende agricole. E la diffusa credenza/convinzione di molti agricoltori, a dire il vero in prevalenza metal-mezzadri, che "abbiamo sempre fatto così ed è andata bene, cambiare è sbagliato"

Corrado: qualche mese fa, durante una cena con altri due agricoltori miei vicini, ci siamo messi a valutare le cause della crisi/abbandono di varie aziende agricole della zona. Premetto che nella mia zona (alta pianura veronese) non ci sono mai state grandi proprietà, ma solo piccole-medie aziende (media 10-15 ettari) a conduzione familiare che fino a 20-30-40 anni fa prosperavano. Con circa 20 ettari, mio padre ha permesso a tutti noi 5 figli di laurearci ed è riuscito a farsi una casa nuova ed acquistare degli appartamenti. Ora non ricordo bene tutti i numeri e particolari, ma complessivamente è risultato che almeno la metà avevano fallito/abbandonato a causa della specializzazione. Chi aveva puntato tutto sulla produzione di latte, dopo anni di sforzi si è arreso di fronte al perdurare del prezzo troppo basso del latte, oppure è stato “ucciso” dalle multe per aver sforato le “quote”. Chi si è specializzato nella produzione di pesche ha abbandonato o lo sta facendo per il perdurare di prezzi più bassi del costo di produzione e per l’impossibilità di contrastare i danni da Cimice Asiatica. Molti di quelli che invece si sono specializzati nel kiwi hanno visto morire per cause sconosciute più della metà delle piante. Ad un mio vicino che aveva investito tutto in 10 ettari di kiwi (impianto costato più di mezzo milione di Euro) in pochi mesi sono morte tutte le piante al quarto anno di vita, quando stavano entrando in piena produzione. Ora lui ed i figli stanno lavorando come operai agricoli per ripagare i debiti. Ha resistito, o anzi prosperato, chi per qualche motivo ha investito 20-30-40 anni fa nel commercio o nella trasformazione dei prodotti. Molti altri hanno abbandonato per mancato ricambio generazionale: quando i vecchi non sono più stati in grado di proseguire l’attività, i figli non se la sono sentita di lavorare in agricoltura, anche se la maggior parte continua a risiedervi. A causa di tutti questi problemi, il prezzo dei terreni è crollato e molti li affittano praticamente “ a gratis” in cambio del solo canone dell’acqua d’irrigazione. Per fortuna l’industria ed il terziario “tirano” e quasi tutti i giovani “agricoltori” lavorano altrove. Almeno dalle mie parti, si sta quindi verificando ora il fenomeno dei metal-mezzadri che descrivi, ma più come effetto che come causa. L’aspetto più eclatante è vedere tanti salariati agricoli di origine est-europea, asiatica o africana assunti da quelle poche aziende vincenti. Dal punto di vista economico (per loro) sarà un vantaggio, ma dal punto di vista sociale è una disfatta.

@EttoreB, ok, non avevo inquadrato bene il discorso

Franco, in buona parte concordo con te: la diversificazione aiuta un'azienda a stare in piedi. Io ho circa 25 ettari di seminativi non irrigui, e l'azienda non sta in piedi: dovrei avere almeno 70 ettari, oppure i miei 25 tutti irrigui. Con il parco macchine che ho, anche da solo, riuscirei a mandare avanti i 70 ettari (l'ho fatto nei primi anni, e mio papà lo faceva prima di me). Conosco un'azienda di 4 ettari irrigui coltivati a ortaggi (bio della prima ora, che ha contribuito alla stesura della prima legge regionale in Friuli - Venezia Giulia, prima ancora della norma europea), senza serre o tunnel, con cui vivono due famiglie: papà (con moglie e suo padre pensionato) e due figli, uno sposato (che vive da solo con la moglie) e uno no che vive ancora (per poco) con i genitori. A mio papà è andata abbastanza bene perchè non ha avuto grossi problemi con le quote latte, e la cooperativa dove consegnava era una delle migliori della zona: liquidava un buon acconto mensile e il conguaglio a fine anno. Gli investimenti che ha fatto lui, io me li sogno! Pur avendo le conoscenze, la curiosità e la voglia di investire, mancano le palanche. Il fenomeno dei metal mezzadri in Friuli è uno dei (secondo me) effetti negativi del terremoto del '76 e della successiva ricostruzione: è stato puntato tutto sull'industria e sull'artigianato, lasciando l'agricoltura molto ai margini. I giovani (mio papà per primo) lavoravano da tutt'altra parte, poi qualcuno (molto pochi) è tornato ai campi per professione, la maggioranza per passatempo, da operai con i campi dei genitori o da proprietari di industrie/fabbriche con soldi da investire.

Franco se tu fossi ancora piu in alto potesti fare vigneti oppure devi solo attendere tanto l'estensione della zona vino continuano ad allargarla, una volta il soave si fermava all'autostrada ora mi sa che arriva quasi ad Arcole, cosi per il bardolino, valpolicella che ha fatto sparire il,valpantena per non parlare di custoza e lugana No sbaglio ad Arcole hanno creato un loro Doc daltronde se fanno il lambrusco nella sabbia perchè noi no I miei zii anteguerra prima di espatriare in Francia avevano un piccolo appezzamento collinare sopra Grezzana e al massimo potevi andarci a funghi e ciclamini ore e tutto terrazzato a docg, una volta quel vino non l'avresti mai bevuto ora invece si

Fabio, 12 di quei venti ettari un tempo erano sulla collina che sovrasta Borghetto e fu mio padre a piantare il primo vigneto seguendo il neonato disciplinare della DOC Bianco di Custoza. All’epoca però bastavano due o tre anni di buon raccolto di uva per acquistare il terreno su cui l’avevi coltivata. Poi hanno talmente aumentato la produzione che ora dopo cinquanta anni il prezzo è praticamente rimasto lo stesso di allora. Stanco di tribolare (ed anche perché io avevo già seguito altre strade), mio padre vendette tutto. Anche nella zona del Valpolicella si sono accorti di aver esagerato. Non parliamo poi del Prosecco, oramai prodotto dalle Alpi al mare. A parte queste zone “vocate” del vino, che in qualche modo beneficiano della sola rendita di posizione, tutto il resto dell’agricoltura è in crisi. Quello che a me più preoccupa è che con la cessazione di molte attività differenziate ed integrate (chi allevava vacche produceva buon letame maturo per tutti i vicini frutticoltori, ecc.), si sta assistendo alla creazione di monocolture/monoculture (nelle zone del vino non si parla d’altro che di vino, ecc) con conseguente venir meno di quel tessuto sociale variegato e quella biodiversità umana che ha sempre caratterizzato l’Italia.

Franco, concordo, gli stessi fenomeni si sono presentati anche qua. Ora siamo al punto che i "agro-cittadini" comprano i campi per piantare oliveti e tenerli come se fossero prati inglesi, senza far trattamenti. Alla faccia della biodiversità e dell'agricoltura integrata con cui tanto ci spaccano i maroni a noi (quasi) ex-professionisti.

Franco, può essere che attorno al 2000 ci fosse ancora qualche fungaia nelle grotte a Custoza, o erano già state trasformate tutte in cantine?

Franco, abiti in una delle più belle zone del mondo dove mio figlio sta cercando di venirci a vivere Fra i miei clienti ho avuto anche la cantina sociale di Custoza quando ancora era seria, ma se vai al mio post del 26 luglio capisci che tutto è iniziato da lì con la rincorsa di voler fornire la grande distribuzione che iniziava ad imporre i prezzi d'acquisto di qui a scendere per tutta la catena produttiva D'altronde una bottiglia di custoza nel supermercato a 12,5 migliore di altri a un € 1.80 la possono proporre solo strozzando i produttori Quando pensi che uno dei valpolicella più blasonati viene prodotto ad Illasi su un monte che una volto era bosco ceduo e in zona fuori dal vecchio disciplinare Ma quando non capisco dico che, comanda sempre dio palanca

Corrado che ricordo io le fungaie in grotta non erano a a Custoza ma ad Avesa anche perché le colline di custoza sono moreniche e comunque anche quelle di Avesa non erano naturali ma vecchie cave di tufo dismesse

Fabio, sono andato da quelle parti sia alle superiori (1993-95, gli ultimi due anni) che all'università (subito dopo): ho visitato la gipsoteca, le ville venete in area più collinare e altre in zone più di pianura, per vedere i giardini all'italiana e i giardini più simil-naturali (giardini paesaggistici o paesistici, non mi rcordo il termine giusto così su due piedi). Forse faccio confusione con le date ... Il proprietario di una villa (in collina) ci disse che le grotte sotto la sua casa e gli altri fabbricati erano state usate come fungaie, che le sue erano vuote da un po' e che nelle altre ville della zona erano state trasformate in cantine dove barricavano i vini o li spumantizzavano con metodo classico.

Corrado, non ho notizie di cave in zona Valeggio perché sono colline sedimentose che non si prestano a formazione di grotte,diverso se sei andato sulle prealpi della valpolicella dove esistono moltissime ville e grotte naturali, la produzione di prataioli se fatta era comunque per un consumo locale, perché il primo sito è appunto nato ad Avesa sfruttando le cave e questo ancora nel 1950, successivamente abbandonato per fungaie in serra Sicuramente sarai andato a villa Arvedi anche questa all'inizio delle colline con un bellissimo giardino all'italiana e al parco Sigurta con la relativa villa con un giardino all'inglese e erbario, questo appunto a Valeggio

Corrado, confondi Custoza (veronese) con Costozza (vicentina) e a suo tempo credo che tu sia andato a vedere Villa Da Schio o altre belle ville venete della zona. A Costozza ci sono appunto molte cave di tufo che già più di un secolo fa furono utilizzate come fungaie. Custoza (Frazione di Sommacampagna) è invece famosa per le due battaglie risorgimentali perse entrambe: dai piemontesi la prima volta e dagli italiani la seconda. Noi all'epoca stavamo benone sotto Cecco Beppe. Il De Amicis che passò la notte precedente la battaglia accampato sui miei campi, riportò che gli abitanti della zona, andavano tranquillamente a messa disinteressandosi della battaglia che si svolgeva poco distante da loro. Le truppe Sardo-Piemontesi ed Italiane poi, si comportarono bene in entrambe le occasioni, soprattutto nel '66, ed in pratica ebbero la metà dei morti e feriti rispetto alle truppe austroungariche, ma i generali italiani (soprattutto La Marmora) non si capì con Cialdini e non si accorgendosi di aver vinto se ne andò via, lasciando la vittoria agli esterrefatti austriaci. Purtroppo per noi, gli austriaci persero a Sadowa contro i Prussiani e noi triveneti siamo stati costretti a diventare italiani. E' per questa comune disgrazia che per questa volta ti scuso per aver confuso noi veronesi "tuti mati" con dei vicentini "magnagati", ma che non si ripeta!

Franco, pensa che a Costoza sono quasi di casa e non c'avevo pensato

Franco, non sapevo nemmeno che ci fossero due paesi con nomi così simili, ho imparato qualcosa. Villa da Schio è una di quelle che abbiamo visitato.

@Corrado ah sei Friulano? La Goccia è l'acqua piu buona che conosco I miei genitori hanno la fortuna di abitare piu a nord di Udine e per di più vanno spesso in montagna, per cui riempiono taniche di acuqa di fonte. Li invidio un casino. Io invece vivo a Milano e consiglio vivamente l'acqua di Sala (le aghe dal sindic, per capirci). Sarà anche dura, ma secondo me si può fare.

Anch'io di solito bevo l'acqua del sindaco, tranne quelle rare volte (settimana scorsa per due giorni) che mi accorgo che è color cappuccino ... Altrimenti Goccia di Carnia, leggermente frizzante (visto che pare la gasatura aiuti la digestione e aumenti il senso di sazietà).

Corrado per curiosità voi facevate il Tocai bianco e a Costoza vacevano il Tocai rosso, leggermente chiaro che si sposava benissimo con il baccalà, ora TAI mentre il vostro ho letto lo avete chiamato friulano

Per l'ex tocai friulano è così. Inoltre una delle varietà resistenti è stata reincrociata con il friulano e gli assomiglia moltissimo, se non sei allenato sono praticamente indistinguibili.

Da ex-allevatore, quando vedo queste cose non posso fare altro che dire: #pratialuminiumfree

https://agronotizie.imagelinenetwork.com/zootecnia/2019/07/29/schegge-di-lattina-nel-foraggio-vacche-abbattute/63647

Questo invece è per chi chiedeva notizie sull'idroponica:

https://terraevita.edagricole.it/notizie-dalle-aziende/lattuga-idroponica-in-serre-semichiuse/

Corrado il tocai è un vino con un sapore particolare che però bevevo solo quando andavo a Pordenone da fornitori o alla fiera della sedia Indubbiamente vedere certe notizie fa star male quelli che trovo strano è che da noi questo ancora non sia successo o forse se una va c'ha muore diamo la colpa ad altro Chi ha tradotto l'articolo deve avere fatto un po di confusione, non penso che dove ci sono i terremoti servano le serre chiuse, comunque sulla lattuga mi associo a tua moglie, non perché sia coltivata così, ma perché la odio

Fabio, considera che l'articolo è la pubblicità di una ditta sementiera. Ho trovato anche il filmato di un braccio robot che localizza i peperoni sulla pianta, analizza il grado di maturazione e se è quello stabilito li raccoglie e li mette nella casseta. Quando è piena, la scarica su una navetta e ne preleva una vuota. Si chiama Sweeper, ricerca finanziata da contributi europei. E AIAB-APROBIO fanno presentazioni di attrezzi a propulsione umana azionati con un avvitatore a batteria ... Ce n'è per tutti i gusti!!!

https://www.lastampa.it/topnews/tempi-moderni/2019/08/07/news/il-rasoio-di-sicurezza-ecologico-ed-economico-1.37306238

torneremo a raderci con l'ossidiana (dovevo sospettarlo visto che è uno dei materiali preferiti dai miei figli in Minecraft), mentre Gretina riempie igienicamente la borraccia nel ces.o del treno

https://www.lastampa.it/topnews/lettere-e-idee/2019/08/07/news/un-estate-con-la-borraccia-in-mano-cosi-l-onda-di-greta-ha-lanciato-l-ultima-moda-1.37306726

che poi a questo punto mi sento all'avanguardia visto che la borraccia per andare in montagna la uso da qualche decennio, e poi si chiedono perché nessuno compra più i giornali, mah... ?

Fratello, gli articoli linkati sono disponibili interamente solo con abbonamento (che io non ho). Non saprei commentare le notizie come sono riportate quindi... Scrivo giusto una mia impressione: penso ci si sia dimenticati che l'usa e getta generico, nella vita quotidiana, sia abbastanza inutile. È puramente legato al consumismo. Dico si al rasoio da riutizzare (nel mio caso posso parlare di epilatore elettrico, dato che non sono solita radermi la barba che non ho) e si alla borraccia da riempire, purché si comprenda che non devono essere mode ma uno stile di vita da perseguire. Rendo l'idea? Tra l'altro, borraccia e barachin (o schiscetta, non so come chiami la scatola per il cibo) sono ottimi strumenti per mangiare fuori casa spesso, in pausa pranzo o in gita, e senza creare rifiuti. Ovvietà che hanno smesso di essere ovvie.

è un periodo dove sono particolarmente polemico, nemmeno io sono abbonato ma mi bastano i titoli per farmi incazzare, da giovane ho cominciato con il rasoio elettrico, l'irritazione mi andava via giusto in tempo per la rasatura del giorno successivo (e ne ho provate di ogni), a militare ho cominciato con schiuma e rasoio (e acqua gelida al mattino presto, una goduria…) , non ho mai usato gli usa e getta ma quelli con le lamette di ricambio (rientra negli usa e getta?), l'ultimo credo ormai abbia quasi vent'anni e ci sono ancora tranquillamente le (costose) lamette che durano anche fino a un mese, anche quelle però sono montate su un supporto di plastica, mi è capitato di dimenticare il rasoio in ferie e ho comprato dei veri "usa e getta", dover ricomprare un rasoio dell'altro tipo sarebbe stato un ulteriore spreco (oltre al costo), continuiamo a colpevolizzare la plastica o il suo cattivo uso? Per capire, dovrei sentirmi responsabile del cambiamento climatico e delle microplastiche negli oceani se mi rado? Dovrei dedurre che è moralmente migliore un uomo barbuto perché consuma meno plastica? Peraltro non è che le lame del rasoio elettrico siano eterne, quindi… Quanto alle borracce ci sono anche questioni igieniche da considerare, e poi a Milano e dintorni hanno tolto i draghi verdi per risparmiare acqua, con qualche conseguenza, ad esempio

https://www.regione.lombardia.it/wps/wcm/connect/245b1075-5160-4534-925b-eb5882c68ec4/interferenza-falda-infrastrutture-sottosuolo-milano-marelli.pdf?MOD=AJPERES&CACHEID=245b1075-5160-4534-925b-eb5882c68ec4

se sono in giro vorrei capire dove la riempio, ah giusto, ci sarà la nuova innovativa app che geolocalizza i draghi e le case dell'acqua così farò qualche km in auto in più per raggiungerla e riempire la mia ecologica e politicamente corretta borraccia rossa.

P.S.: in casa uso il gasatore ma tenere igienizzate la bottiglie (di plastica) è comunque un lavoro.

Andrea/Fratello, le polemiche vanno bene fintanto che toccano le questioni giuste e ci portano a riflettere sulle nostre azioni. Gli articoli postati lasciano un po' perplessi per i contenuti? Si, ed il problema è che il tema ambientale è affrontato poco e male dalle maggiori testate italiane. Bisognerebbe studiare un po' di articoli scientifici per capire cosa sta succedendo davvero e cosa possiamo fare, ma a quanto pare tutto questo lavorone è lasciato solo ai divulgatori come Dario &Co... Mi spiace, ma è così che si creano contenuti non interessanti: anzi, in questo modo si rischia addirittura di fare vera e propria disinformazione (si, penso proprio al quotidiano che ha negato in piena pagina il riscaldamento globale!). Capisco bene e condivido la tua antipatia verso questa superficialità di comunicazione, fatta di contenuti nulli o poverissimi. Ancora provi il senso di fastidio che certi proclami ambientalisti lasciano? Comprensibile, ma lascia perdere chi si muove a parlare solo tramite simboli senza reale preparazione, che sia questo giornalista o non. Parti dall'idea che qualunque attività umana lascia il proprio segno nel mondo, anche prestando molta attenzione. Basati sui dati scientifici raccolti. Produciamo troppi rifiuti? Si. Possiamo obiettivamente fare qualcosa? Certo, produrre meno spazzatura non è impossibile. Dobbiamo completamente rivedere le nostre abitudini? Non necessariamente: ogni caso è a se stante, quindi da valutare. Non voglio dilungarmi sugli esempi per non risultare noiosa, ma voglio farti capire che possiamo sempre fare di meglio, è che anche l'impronta del singolo può fare la differenza. Io mi muovo così, informandomi e confrontandomi, ma senza lasciarmi avvilire da chi non capisce o non vuole capire un cavolo (o dovrei scrivere un broccolo? ?). Forse ho divagato un po', ma voglio trasmettere un po' di pace e positività, ce n'è sempre bisogno. ? PS: non ricordo di averlo chiesto ad altri prima... Come ti trovi con il gasatore? Mi interessa.

Chi ha detto "ogni soluzione porta nuovi problemi"?

Da qualche anno vado a farmi tagliare la barba dal barbiere, al bisogno per le feste comandate e occasioni importanti (oppure prima della stagione dei trattamenti alle colture), altrimenti la tengo lunga ma curata con un tagliacapelli a batteria (ricaricabile) da 4,99 euro, che mi segue dal 2005 negli spostamenti. Così gira anche l'economia ... Il gasatore è una spesa che sto prendendo in considerazione, piuttosto andare alle casette dell'acqua; nel frattempo vetro a rendere, anche se non saprei contabilizzarne la convenienza ambientale rispetto a quello riciclato ...

per essere sempre polemico la prima motivazione che mi ha spinto all’acquisto del gasatore non è stato lo “spiritoecologistariscaldamentoglobalegretathundbergmicroplasticaneglioceani” ma istinto di sopravvivenza, ho il box scomodissimo e doversi sfacchinare l’acqua per 5 persone e svuotare il bidone casalingo della differenziata 2/3 volte a settimana altrettanto scomodamente era uno strazio, in seconda battuta c’era lo spirito di cui sopra (e tieni presente che lavoro nel comune che per primo in u è passato dalla raccolta stradale e quella porta a porta dei rifiuti ormai nel lontano 1996 oltre ad essere stato il capofila del primo consorzio ad avere introdotto il pagamento a tariffa per la frazione dell’indifferenziato prima con codici a barre ora con tag RFID quindi sono abituato a differenziare), ma per tornare alla domanda mi trovo bene, la cosa secondo me più problematica è l’igiene delle bottiglie, portandole in tavola e mettendoci le mani in più persone vanno lavate spesso, quelle che ho non vanno in lavastoviglie, oggi esistono le nuove che si possono mettere o quelle in vetro, ho in programma la sostituzione, dal punto di vista del costo, tolto l’investimento iniziale, non mi pare cambi granché se gasi il “giusto” ma non ho mai fatto conteggi accurati.

anche a me piacerebbe il vetro a rendere ma trovare a Milano chi ti porta le casse a domicilio è diventata un’impresa titanica, per l’impronta ecologica, ho sempre ritenuto che sia minore di quella del vetro riciclato, la logistica “di ritorno” del vuoto è da sempre stata effettuata con il mezzo che effettua la consegna del pieno, tenendo presente che tutti gli autotrasportatori mi dicono sia estremamente difficile riempire i viaggi di recupero, calcoliamo poi che quando si parla di vuoto a rendere si tratta di fonti “vicine”, direi per essere alla moda a “km zero”. Giusto per prolungare il discorso, nel primo dopoguerra l’acqua più venduta era la San Pellegrino, per avere le casse d’acqua da vendere mio papà partiva da Milano mattina molto presto per mettersi in coda allo stabilimento e rientrare le sera molto tardi con il carico, tutto rigorosamente a mano (tra l’altro ho ancora le corde in acciaio usate per legarlo), per la cronaca poteva avere un numero di bottiglie di aranciata proporzionali al numero di bottiglie d’acqua acquistate, ovviamente nel viaggio di andata riportava le bottiglie vuote, per arrivarci all’epoca senza autostrada circa 120 km, a naso direi che il consumo di gasolio anche dei mezzi di allora fosse comunque meno dell’energia necessaria per rifondere le bottiglie.

Andrea, per carattere mi piace considerare sempre tutti gli scenari possibili. Come te, io trovo scomodo comprare cassette di acqua frizzante ogni tanto, e di conseguenza andare con più frequenza a buttare la spazzatura. Si, lo ammetto: la mia è pigrizia. Però provo una certa soddisfazione a trovare soluzioni che siano anche a basso impatto ambientale... (Ad essere pignoli e polemici, mi pare che le microplastiche derivino più dai lavaggi dei tessuti sintetici che dall'uso di bottiglie in PET. La qualità bassissima di alcuni capi di abbigliamento ha questo grandissimo costo ambientale: e dire che la moda cheap è figlia di tempi moderni, ed a usufruirne sono i più giovani...)

Andrea e Corrado, dimenticavo: per avere un'idea dell'impatto ambientale delle bottiglie in differenti materiali bisogna cercare studi di LCA su vetro e plastica, che suppongo esistano. Senza offesa, ma stasera sono cotta e non riesco a spulciare in rete per postarvi qua sopra articoli a riguardo. A naso direi che le cose riutilizzabili, in generale, abbiano un impatto minore di quelle usa e getta, ma bisogna valutare appunto #CasoPerCaso. (Dario, scelta di hashtag azzeccatissima, davvero)

@andrea, scusa se mi intrometto, ma non penserai mica davvero che le vedovelle possano mantenere basso il livello di falda...

Le vedovelle/draghi verdi/fontanelle (che per inciso io vedo in giro ancora in quantità) sono messe ai termini delle tubazioni per mantenere l'acqua in movimento ed evitare ristagni.

Il consumo idrico delle vedovelle è ridicolo, secondo il sito del gestore 10 litri/secondo su 7500 litri/secondo, chiuderle per risparmiare acqua è una boutade e pensare che possano avere effetti sulla falda anche peggio.

X info: https://www.milanoblu.com/la-tua-acqua/esplora-le-vedovelle/

sono un tuo fan da molti anni. Apprezzo tantissimo il tuo blog, credo che mi abbia insegnato più cose su cucina e alimentazione, ma anche sul metodo scientifico, di qualunque altra fonte.

In questo caso però sono un po' deluso. Il tono di questo articolo può avere come unico effetto quello di far mettere sulla difensiva chi la pensa in modo diverso da te, e se uno si sente criticato sul personale (cioè per il tipo di persona che è, non semplicemente per un'opinione sbagliata tra le tante opinioni che ha) è difficilissimo che riesca ad accettare ciò che gli si sta dicendo, per quanto ragionevole. Sembra che il destinatario di questo post sia chi la pensa già come te. Insomma, nonostante il contenuto del post sia condivisibilissimo, il modo in cui è espresso fa sì che molto probabilmente chi parte con un'opinione diversa dalla tua si senta attaccato e non consideri i tuoi argomenti, cosa che farà soltanto chi già approva il tuo punto di vista. In pratica il tono dell'articolo sembra voler umiliare (anziché convincere) chi la pensa diversamente, lasciandoti lì con chi ti approva a farvi le seghe a vicenda, per così dire.

Mi sei sempre sembrato simpatico e ragionevole, quindi spero che tu riesca a prendere questo commento in modo positivo

Un ultimo punto più sul contenuto: tutto quello che dici è sacrosanto. L'unica cosa che mi lascia perplesso è l'accanimento su questo caso particolare dei broccoli (sul quale ovviamente hai ragione), senza però dare abbastanza peso al movimento più grande che punta al ridurre gradualmente l'utilizzo della plastica cambiando l'opinione pubblica al riguardo. Ok, nel caso del broccolo la plastica ha senso da tutti i punti di vista, ma probabilmente se la persona media vede abbastanza meme come quello che (giustamente) critichi, quando si troverà davanti alla scelta tra comprare un'arancia già sbucciata messa in una confezione di plastica e un'arancia con la buccia sceglierà la seconda. O banalmente sceglierà un prodotto nel cui pacchetto gli strati di plastica siano uno o due, anziché tre o quattro. Quindi anche se il meme sul broccolo è sbagliato, mi sembra che l'effetto dei movimenti che critichi sull'opinione pubblica possano essere in qualche modo positivi. Forse a questo punto la domanda è: cercare di ridurre l'uso della plastica, in media e al di là del caso singolo particolare, ha senso oppure no? (Per rispondere bisogna considerare che tante persone non sono attente, cioè non ci si può fidare del fatto che la plastica dopo essere stata usata venga buttata dove non crea problemi all'ambiente.) Se non ha senso perché la plastica non crea problemi ambientali significaativi, allora tutto a posto. Se invece ha senso ridurlo, il tuo articolo, per quanto fattualmente correttissimo, rischia di fare sì che la gente pensi 'Bressanini dice che ridurre l'uso della plastica non ha senso'. So che non lo dici in nessun punto dell'articolo, ma sono abbastanza convinto che a molte persone possa venire naturale estrapolarlo anche sulla base della scelta poco felice dei toni che usi, e sulla base del fatto che ti concentri sul broccolo e non fai neanche un esempio del caso opposto (cioè di plastica usata davvero inutilmente). Insomma, nonostante io abbia trovato l'articolo molto interessante, penso che meritasse almeno una piccola nota su questa domanda che secondo me sta a monte della questione che affronti - anche per evitare che l'articolo venga usato da quelle persone che non aspettano altro che una fonte autorevole a cui aggrapparsi per difendere il proprio stile di vita (mangiare carne più spesso che verdura, prendere l'aereo anche per andare in bagno, eccetera) e non cambiarlo alla luce del fatto che sappiamo che non è sostenibile. Anziché concentrarsi sul caso del broccolo, al mondo forse avrebbe fatto meglio un articolo con qualche indicazione di massima su come distinguere i casi in cui la plastica è utile da quelli in cui non lo è, in modo tale da avere un aiuto nell'orientare le proprie scelte in direzione positiva.

Dico tutto questo sempre dal punto di vista di uno che ha sempre apprezzato l'amichevole chimico di quartiere (e che spera che l'enfasi sull'"amichevole" non venga meno).

Gerryno, tra le proposte per gestire il livello si parla di sfruttare canalizzazioni dismesse per emungimento agricolo.

Virginia e Andrea, le casse di acqua me le spupazzo io ... Con il fatto che, con una piccola deviazione di 2 km, ci passo davanti andando al lavoro, mi fermo dal "bibitaro" per lasciare il vuoto e caricare il pieno. Non so quanto l'intera operazione sia ambientalmente sostenibile. 2 km x 52 settimane x ormai 7 anni ... Sono almeno 700 km extra, un consumo di 20 km/l misurato, 35 litri di benzina per circa 8000 litri di acqua "di fonte" in bottiglia di vetro (circa 230 litri di acqua con un litro di benzina). Quanto alle microplastiche, in effetti sembrano in buona parte dovute al bucato di tessuti tecnici - sintetici, e ai trucchi con i brillantini, stando alla trasmissione di qualche settimana fa su Rai Scuola. Parrebbe siano contenute anche nei dentrifrici con microgranuli, a sentir la trasmissione, ma io ero convinto che fossero gusci di diatomee ...

Francesco, ho riletto il tuo commento un paio di volte, e probabilmente ancora mi sfugge qualcosa. L'esempio che tu porti dell'arancia non mi suona bene: se compro l'arancia con la buccia, si perde un valore aggiunto del frutto che invece si recupera comprando l'aranciata piuttosto che l'arancia già sbucciata e confezionata nella plastica. Ti faccio qualche esempio pratico di riutilizzo della buccia d'arancia, che vada oltre i canditi. Io compro un'arancia con la buccia a Udine; quando la mangio, la buccia va nell'organico (indifferenziato) e viene trasformata in biogas e compost. Uno pensa di fare un favore all'ambiente ... Se la stessa arancia viene sbucciata e confezionata all'origine nella plastica, da quella buccia si possono ricavare oli essenziali per fare trattamenti insetticidi in serra, cellulosa per fare vestiti e altre lavorazioni, prima di mandare al compostaggio il residuo non utilizzable. Gli oli essenziali come insetticidi non lasciano residui "pericolosi" sulle colture trattate, e il costo "ambientale"

Francesco, ho riletto il tuo commento un paio di volte, e probabilmente ancora mi sfugge qualcosa. L'esempio che tu porti dell'arancia non mi suona bene: se compro l'arancia con la buccia, si perde un valore aggiunto del frutto che invece si recupera comprando l'aranciata piuttosto che l'arancia già sbucciata e confezionata nella plastica. Ti faccio qualche esempio pratico di riutilizzo della buccia d'arancia, che vada oltre i canditi. Io compro un'arancia con la buccia a Udine; quando la mangio, la buccia va nell'organico (indifferenziato) e viene trasformata in biogas e compost. Uno pensa di fare un favore all'ambiente ... Se la stessa arancia viene sbucciata e confezionata all'origine nella plastica, da quella buccia si possono ricavare oli essenziali per fare trattamenti insetticidi in serra, cellulosa per fare vestiti e altre lavorazioni, prima di mandare al compostaggio il residuo non utilizzable. Gli oli essenziali come insetticidi non lasciano residui "pericolosi" sulle colture trattate, e il costo "ambientale" dell'estrazione (oltre al minor inquinamento rispetto ad ottenere un insetticida in un petrolchimico lontano e trasportarlo) è decisamente minore. Quindi ragioniamo bene su cosa è meglio ... #casopercaso sempre e comunque.

Prof, non ho capito perchè ha postato due commenti. Non mi sono accorto, dev'essere successo mentre digitavo sulla tastiera, ho premuto per sbaglio qualche tasto e il commento è partito prima che lo concludessi. Volendo si può cancellare quello delle 17:36 ...

Francesco: se vuoi su Instagram ho messo una storia video di 20 minuti dove spiego la genesi è il perché di questa provocazione . Se vuoi facci un salto

Ogni cosa che è inquinante o che può danneggiare l'ambiente andrebbe non prodotta. Questi movimenti creano un'onda di pressione che spinge il mercato ad adottare soluzioni alternative. Se ora le famose caramelle gommose sono senza gelatine animali (vi sfido a vedere come le producono e a mangiarle) un motivo ci sarà.

Non comprendo il nesso inquinante con gelatina animale giustamente dato il tuo dire dovresti iniziare applicando in toto il tuo pensiero, ora se ritieni di essere in grado di non usare nulla di quello che altri producono per il tuo benessere che inquini, allora solo allora potrai sputare sentenze, ma poiché anche tu miserino non ne sarai mai capace, torna nell'anonimato degli esseri insignificanti che parlano prima di usare il cervello, sempre che qualche briciola di materia grigia gli sia rimasta

Totalmente fuori contesto, ma spero che Dario chiuda un occhio!.

Fabio quand'è che ti decidi a venire a vedere questo?

https://www.google.com/search?q=museo+della+seconda+guerra+mondiale+del+fiume+po+di+felonica&oq=museo+&aqs=chrome.1.69i57j69i59j0l4.5118j1j7&sourceid=chrome&ie=UTF-8#lrd=0x477fa63ed1546f03:0x98b5cec4cd9710a6,1,,,

Luciano, sai che gli oli vegetali destinati al consumo umano, nonostante siano per noi commestibili, sono inquinanti per l'ambiente? Non vanno gettati nello scarico del nostro lavandino, ma raccolti e smaltiti. Pensi che anche questi non debbano essere prodotti dunque?

Speravo di riuscire a venire con Cristina, ma ha troppi piroblemi di lavoro e con i suoi genitori per trovare un po di tempo, per questo ho procastinato fino ad ora Comunque, personalmente dal mese prossimo saro a soli 35 km da Felonica, non a un tiro di schioppo, ma quasi, per cui non avrò nessuna difficoltà a venirti a conoscere e visitare il museo Attento però che, sai come sono fatto, non vorrei poi tediarti con un sacco di domande sul mondo agricolo di cui poi ricorderò molto poco richiedendolo successivamente ancora

Virginia, lui si riferiva alle auto, agli aerei, alle navi porta-container, alle centrali nucleari, ..., mica alla plastica o agli oli commestibili! Vuoi mettere, mangiare una pastina al mattino, dopo il caffè della sveglia, con fragoline, frutti di bosco e gelatina di pesce sopra?

D'accordo I vecchi decrepiti come me non fanno altro che cercare di rispondere a domande.

Non mi piacciono i broccoli , e non capisco come possa finire la mia plastica in mare , vivo a modena è anche volendo non capisco.

Angelo, hai vestiti sintetici (pile, per esempio, ma non solo)? Pezzi di fibre di "plastica" (pile) si staccano durante il lavaggio; quando l'acqua di scarico arriva al depuratore, le fibre non vengono trattenute e finiscono nei fiumi, attraverso i quali arrivano al mare. Magari usi in dentrificio "microgranuli"? Potrebbero essere microgranuli plastici, invece che minerali. Vedi donne truccate con "brillantini"? Questi sono microplastiche; quando sistruccano lavando la faccia, inovina che succede? Poi i vari cornetti esplosivi delle feste, il decadimento naturale delle plasiche causato da agenti chimici - fisici, ... Ok, non c'entra con le plastiche direttamente, ma gli pneumatici della tua auto (o dell'autobus, o del camion che rifornisce il tuo negozio di fiducia) si consumano, e sono tutte microparticelle che: 1. respiri, 2. quando piove, la pioggia trasporta nei tombini, da qui a i depuratori (che il più delle volte non sono progettati per contenere le ondate di piena e quindi scarico libero o by-pass che dir si voglia) e infine al mare. Solo per fare qualche esempio ...

Ci sarebbe anche l'erba sintetica dei campi di calcio che dopo un po' di anni sono tutti spelacchiati.

Angelo, non più di una ventina di anni fa mi trovavo sul traghetto per la Sardegna e pur essendo già notte, dal ponte ho visto più in basso (dalle cucine?) gettare tranquillamente decine di sacchetti di spazzatura direttamente in mare. Spero che da noi nel frattempo la situazione sia cambiata. In gran parte del mondo invece continuano a farlo.

Ieri sera su Rai Storia documentario del 1966 su come comportarsi nelle gite-scampagnate-escursioni in montagna: proteggere la pelle dal sole, che gli UV fanno male, non lasciare in giro avanzi di cibo e altri rifiuti, soprattutto di plastica perchè sono "eterni". Posso capire che nel '66 non tutti avevano la tv (vorrei dire molto pochi ...), però le trasmissioni "didattiche" c'erano; probabilmente l'insegnamento s'è perso per strada ...

Prof, hai messo apposta nella seconda riga "determinaNo" invece di "determinaTo"? Per evidenziare ulteriormente che si legge ciò che si vuole leggere e non ciò che è scritto?

Corrado Per me è solo un refuso

Colpa del T9 di word?

Più che word dire OS o macOS sul mio win10 questo tipo di correzioni non le trovo mentre su OS a volte impazzisco perchè come digito S mi traduce in: Sto arrivando o altre amenità in vantaggio non devo pensare ad accenti e apostrofi perche vanno in automatico, per i significati delle parole che scrivo mi compare la casellina con i sinonimi e contrari Ad esempio ora win mi da come errore "perchè e casellina"

@Corrado scusa se rispondo solo ora (dal 23 luglio...) ma non mi ricordavo i dettagli. La questione dei cetrioli incartati uno ad uno nella plastica. Ieri li ho visti di nuovo, dunque non ci sono solo in inverno. Provenivano dalla Spagna, ed erano biologici. C'erano di fianco quelli non biologici che non erano incartati. Ultimo dettaglio che forse dovevo precisare prima: abito in Francia...

Lorenzo, molto probabilmente è una barriera selettiva per rallentare il deperimento, come per il broccolo del prof. Il fatto che la mettano sui cetrioli bio e non su quelli normali fa riflettere su quanto avanti sia la Spagna rispetto a noi ...

Qualcuno ha visto la puntata di lunedì di Presa Diretta sull'industria tessile? Io ho visto qualche spezzone, tra cui quello in cui in un laboratorio han lavato in lavatrice una coperta di pile e filtrato l'acqua di scarico per far vedere le fibre perse durante il lavaggio. Non hanno detto che filtro hanno usato, però ... Oppure non l'ho sentito io ...

Dario, in questi giorni ho ricevuto la pubblicità di una ditta francese che produce bins ermeticamente chiusi e dove conservare/stoccare frutta e verdura in atmosfera controllata. Per quanto riguarda i broccoli la ditta garantisce un aumento di conservabilità di almeno 45 giorni. Oltre alle interessanti considerazioni sui film plastici, potresti dirci qualche cosa di più sull'argomento " atmosfera controllata"? Grazie

Viene sostituita l'aria che contiene ossigeno ossidante con un gas inerte, normalmente si tratta di ozoto, logicamente per fare questo devono essere a tenuta stagna

Fabio, anche la frigoconservazione della frutta usa spesso atmosfera controllata, di solito si aumenta l'anidride carbonica per ridurre la respirazione dei frutti (mi pare che il prof ne abbia parlato in un post, dei frutti climaterici, forse in uno sull'avocado), ma non credo che Frannco si riferisse a questo. Anche la birra viene spesso "imbottigliata" in atmosfera ricca di azoto e povera di ossigeno: un mio amico birraio ha buttato un po' di lotti in distilleria per un malfunzionamento del "generatore" di azoto. Ovviamente lui non fa rifermentazione in bottiglia, altrimenti il problema non si porrebbe ...

Fabio, grazie, ma già conoscevo il principio su cui si basa l'atmosfera controllata. Che credo serva anche ad inibire la produzione di quei gas come l'etilene che accelerano la maturazione/degrado di frutta e verdura. Io per esempio faccio maturare i kiwi e cachi mettendoli per tre-quattro.cinque giorni in un contenitore stagno assieme a mele, che producono appunto etilene. Mi piacerebbe conoscere i costi energetici dell'atmosfera controllata e le sue eventuali conseguenze sulle qualità organolettiche di frutta e verdura. E anche carne.

Franco, ho lavorato in una termoformatura di vaschette alimentari. Si andava dal semplice polistirolo, l'interno delle vaschette del gelato o le confezioni per la carne tipo hamburger o pronto-cuoci in genere, fino ai materiali sottili e trasparenti a tre o quattro strati per affettati e latticini. Il titolare dell'azienda mi disse che l'atmosfera controllata viene preferita al vuoto in tutti quei prodotti che devono restare morbidi anche alla vista. Considera anche che l'affettamento fa la sua parte: il prosciutto, per esempio, viene congelato per evitare che si riscaldi durante il taglio, rallentando così il degrado visivo e gustativo. Parliamo ovviamente di affettatrici industriali ad alta velocità, non di Berkel da esposizione ...

Quand'ero ancora commesso (senza ex) sognavo di brevettare un contenitore per cassette FV nel quale immettere ghiaccio secco (CO2 congelata). Il contenitore avrebbe dovuto avere un piccolo camino in alto. Quando la CO2, che normalmente cade in basso, cominciava ad uscire dal camino il contenitore doveva essere chiuso ermeticamente.

A proposito di nano particelle in plastica in una bustina di tè con filtiro in nylon ne sono contenute 15 milligrammi, se bevi 2 te al giorno in un mese fanno 450 mg https://www.repubblica.it/salute/alimentazione-e-fitness/2019/10/03/news/te_le_bustine_in_nylon_rilasciano_miliardi_di_microplastiche_in_tazza-237577179/?ref=RHPPBT

... non oso pensare quanta ce n'è nelle cialde ...

Io per la mia tesi di laurea ho usato uno dei primi Spettrometri di massa che doveva essere raffreddato con ghiaccio secco tutte le 24 ore e questo l'ho fatto per due mesi, domeniche comprese. Che rottura!!!!

Dario, scrivi sempre ottimamente da tutti i punti di vista, ma permettimi: questo articolo è inutilmente acido... le ipersemplificazioni non fanno bene, d'accordissimo, ma quando il 90% dei campioni si presta ad una classificazone ben precisa, un 10% di falsi positivi è umanissimo, non è arroganza o stupidità.

Nel caso specifico: obiettivamente c'è troppa frutta e verdura inutilmente imballata. Il fatto che per i broccoli e pochi altri l'imballo sia necessario non rende chi lo giudica velocemente estremamente superficiale. Non per ogni cosa che vediamo al supermercato potremmo cercare uno studio adeguato prima di emettere qualunque giudizio.

Questo in risposta alla recente campagnia denigratoria riguardante la plastica promossa da greenpeace uno studio condotto dalla Trucost per l’American Chemistry Council nel 2016 ha evidenziato che la plastica aiuta a ridurre i costi ambientali di quattro volte rispetto alle alternative Il risultato chiaro, avvalorato dalle conclusioni di studi scientifici, è che il problema della plastica non è la plastica in sé, ma come questa viene gestita, ovvero il problema siamo noi https://ilbolive.unipd.it/it/news/plastica-non-problema

È vero, siamo noi. In milioni di anni di evoluzione e sviluppo abbiamo imparato a camminare eretti, a coltivare, a scrivere e produrre arte, a costruire edifici enormi e macchine sempre più complesse, siamo andati negli abissi marini e nello spazio, ma non abbiamo ancora imparato a non buttare in giro le cose quando non ci servono più :-/

Ho visto che fanno le gambe bioniche, un paio per il rosa sarebbero ideali, scherzi a parte

Attualmente il maggiore problema sono i paesi emergenti e quelli andranno ad aggiungersi, ma come dare a loro colpe se non riciclano la plastica con il costo che ne consegue se fanno fatica a mettere assieme due euro al giorno, noi non siamo certo emergenti, ma il nostroTirreno e il mare pugliese non sono cero migliori con livelli d'inquinamento da terzo, anzi esagero, quarto mondo Se ti interessa questo breve link può darti un'idea https://www.wwf.it/news/notizie/?uNewsID=37160

Pappagallorosa Il fenomeno dei rifiuti mal gestiti è stato studiato ampiamente, ed un’analisi geografica ha messo in evidenza che i paesi più poveri ed in via di sviluppo, come lo sono Cina o l’Indonesia, arrivano a percentuali del 30% di rifiuti mal gestiti, con un’altissima incidenza a livello globale. Basti pensare che i paesi europei (ad esclusione dell'Italia) e nord americani arrivano in media a percentuali del 5%. Questa è la situazione italiana dei rifiuti https://www.ilsole24ore.com/art/raccolta-rifiuti-l-italia-sommersa-la-paralisi-totale-AEa0DKNG

... Era più adatto postare qui il link ... http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2019/09/27/di-greta-thunberg-voli-aerei-e-concerti-in-central-park/comment-page-8/#comment-2227427

Aggiornamento sulla questione plastica sì / plastica no:

https://www.focus.it/ambiente/ecologia/per-l-ambiente-e-meglio-la-plastica-o-il-vetro

Sarà vero? Qualcuno ha accesso agli articoli originali dell'analisi LCA?

Il discorso andrebbe fatto sulla filosofia dell'usa e getta ... non del materiale!

Diciamo che non è il massimo confezionare prodotti alimentari per bambini nella plastica riciclata dai fustini di detersivo o disinfettante, probabilmente ...

Per rimanere in tema, oggi è l'anniversario della prima perforazione di un pozzo petrolifero: https://www.teleborsa.it/Accadde-Oggi/27-agosto/1859-inizia-l-era-del-petrolio-6.html

carta e sacchetti di tela, e cosi conservo i miei broccoli una volta recuperati direttamente dall'amico agricoltore (e senza plastica, da bravo chimico!)

E se uno non ha un amico agricoltore e se li deve acquistare al supermercato come deve fare, inoltre come chimico dovrebbe sapere che carta e sacchetti di tela traspirando fanno perdere l'umidità ai suoi broccoletti facendoli appassire

Marina, ci sono moltissime situazioni in cui la plastica è al momento insostituibile per una o più delle seguenti ragioni: tecniche, tecnologiche, logistiche, igieniche, economiche. Quando rileggo questo articolo mi viene in mente la storiella del "movimento no colonne" ...

Ogni tanto compaiono, sparano le loro cazzate e poi scompaiono

https://www.faizane.com/strade-in-plastica-plastic-road-video/

Che effetti avrà sulla liberazione di microplastiche?

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